Circe della Versilia scarcerata: ecco perché la Redoli è tornata una donna libera

Il nostro scoop sulla liberazione della Circe ha fatto parlare l’Italia. Le motivazioni dei giudici Maria Luigia Redoli è stata scarcerata: andrà a vivere col secondo marito in provincia di Pavia. / LA CIRCE SONO FELICE: "SONO RINATA, PER ME COMINCIA UN'ALTRA VITA" / PARLA L'AVVOCATO / I FIGLI / LA STORIA CHE DIVISE L'ITALIA / CIRCE DELLA VERSILIA, LE FOTO / LE ACCUSE ALLA FIGLIA / NOZZE IN CARCERE PER LA CIRCE /

ORA SONO FELICI Maria Luigia Redoli, non più Circe della Versilia, col suo secondo marito Alberto Andena

ORA SONO FELICI Maria Luigia Redoli, non più Circe della Versilia, col suo secondo marito Alberto Andena

Forte dei Marmi, 2 aprile 2015 -  LA NOTIZIA che Maria Luigia Redoli da lunedì scorso è una donna libera ha fatto il giro d’Italia. Notizia che La Nazione ha dato ieri mattina in esclusiva e che è stata ripresa da tutte le fonti di informazioni, sia giornali che on line, tv e radio. Del resto il caso della Circe della Versilia fece discutere e divise l’Italia in due come la Guerinoni, Amanda Knox e Sollecito. Dall’ordinanza con la quale il Tribunale di sorveglianza di Milano presieduto da Giocanna De Rosa lunedì ha sentenziato la scarcerazione della Redoli emergono motivazioni interessanti sul perché di una decisione che la Redoli ha atteso per anni. «Allegati agli atti ci sono diverse relazioni psicologiche sul percorso personale e sulle condizioni della signora Redoli» spiega Alessandro Maneffa il legale che ha brillantemente seguito l’ultima parte dell’iter giudiziario della Circe. La quale si è sempre professata innocente ed ha continuato a farlo anche dopo la sentenza definitiva e le perizie, spiega ancora l’avvocato Maneffa, «indicano che la signora Redoli ha comunque raggiunto il massimo livello possibile di rielaborazione dei fatti». E nell’ordinanza di liberazione condizionale si sottolinea la «positiva evoluzione interiore maturata dalla Redoli nel corso dei lunghi anni di carcerazione ed il suo impegno profuso nell’attività lavorativa in carcere e di volontariato». Maria Luigia Redoli, infatti, usciva dal carcere al mattino per rientrare la sera per prestare volontariato con una cooperativa di Cesano Boscone che assiste disabili psichici. Tra i motivi a sostegno della richiesta anche l’età della donna, oggi 76enne, e del marito, conosciuto nel 2009, che ogni mattina l’accompagnava in auto dal carcere alla cooperativa e viceversa, guidando per 150 chilometri al giorno.

Vale la pena poi sottolineare un altro aspetto prettamente numerico. Maria Luigia Redoli per la la legge ha espiato ufficialmente 26 anni di pena necessari per la concessione del beneficio della libertà condizionale che ha ottenuto. Infatti è stata ininterrottamente dietro le sbarre dal 27 settembre 1991 per un totale di di 23 anni e 6 mesi, cui vanno aggiunti 2025n di bonus come giorni di liberazione anticipata secondo la cartella biografica che significano quasi 5 anni e 7 mesi. In più c’è il periodo di custodia cautelare dal 5 agosto 1989 al 17 aprile 1990 precedente alla prima assoluzione.

Secondo i giudici il fatto che lei si sia sempre dichiarata innocente «non costituisce indice sicuro del mancato ravvedimento....la Redoli ha tenuto nella lunga detenzione un atteggiamento senza nemmeno una sbavatura e non ha mai rifiutato il trattamento penitenziario». Il Tribunale, primo in Italia, nonostante non abbia riscontrato i requisiti del risarcimento «morale» e «materiale» ai figli in quanto hanno deciso da anni di non avere più rapporti con lei, fa un ragionamento innovativo: accettate le regole dello Stato, stop all’ergastolo..