La Darsena è lo specchio della politica cittadina e regionale. In 50 anni si sono alternate le giunte, i politici hanno gattopardescamente mutato nome ai partiti, tutto è cambiato per non cambiare nulla. I problemi di questa parte del quartiere, dall’abitato al porto, dalla Pineta di Levante alla Marina, sono gli stessi della prima crisi petrolifera (1973) che oggi si ripropone con nuove ragioni: insabbiamento dell’approdo, traffico caotico, inquinamento atmosferico, affollamento scolastico, distruzione delle pinete, sicurezza (scarsa) nella notte. La magagna storica della Darsena è l’asse di penetrazione. Ne cominciò a parlare il Psi negli anni ’70. Fino a via dei Lecci l’ha realizzato la giunta Marcucci 30 anni dopo: era Ds, Pds o Pd? Dopo altri 20 anni, il tratto finale è ancora in aria. Sparito l’accordo di programma tra Regione e Comune (erano previsti 30 milioni, anche per altre opere portuali), e gli effetti si vedono. L’hanno ribattezzata via del Mare, ma è come via dei Vageri: non c’è. Anche se mezza Europa è in guerra, la crisi iniziata col Covid ha creato nuovi ricchi più ricchi, e le commesse nautiche viaggiano come i razzi di Elon Musk. Il lavoro dei cantieri è enorme, le infrastrutture lillipuziane. Così, più che mai, il traffico di là dal canale è un ingorgo perenne. In certe ore via Coppino va a passo d’uomo. I trasporti navali all’ora di cena fanno il resto. E districarsi nelle viuzze strapiene di veicoli in sosta, camion incastrati, e magari con aperti i cantieri stradali, è un affanno. Le auto degli addetti ai cantieri sono talmente numerose che ormai occupano stabilmente i parcheggi residui attorno al Latinoamericano: quelli presi d’assalto dai bagnanti della spiaggia libera del Muraglione. Il problema turistico, finite le restrizioni Covid, sarà evidente a giugno e luglio. Già che siamo in zona, diamo un’occhiata alla ciclopista ...
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