Cento anni dopo un’altra edizione evento

Le sfilate a cavallo tra settembre e ottobre sono un ‘unicum’ nella storia della manifestazione. Le analogie con quanto accadde nel 1921

Migration

Comunque la si giri, l’edizione che oggi prende il via sarà comunque storica. E non soltanto perché realizzata fuori stagione rappresenta nell’ultracentenaria storia della manifestazione, un unicum assoluto, ma anche perché proprio quest’anno si celebrano i 100 anni di tante pietre miliari del Carnevale di Viareggio.

A iniziare dalla ripresa dopo la pausa della Prima guerra mondiale. I carri, dopo diversi anni di interruzione, tornarono a sfilare nel 1921. E lo fecero in una Passeggiata che stava rinascendo dopo il furibondo rogo del 1917 che aveva spazzato via quella Passeggiata fatta di legno asciutto dal ’48 al ’93 mirabilmente cantata da Egisto Malfatti. Piano piano venivano costruiti quegli edifici Liberty arrivati sino a noi e che ancora oggi caratterizzano il nostro viale a mare. Su cui, per la prima volta, proprio nel 1921 risuonarono le prime note musicali permettendo al Carnevale ancora bambino di passare, per così dire, dal muto al sonoro. La musica per la prima volta salì a bordo di un carro proprio cento anni fa. Le Nozze d’oro di Tonin di Burio di Giuseppe Giorgi detto il Noce non sono altro che la raffigurazione di una festa contadina in una casa di campagna. Le maschere sono a bordo insieme a un’orchestra e tutti cantano a squarciagola: "Da Pedona si vede lo mare...". Vinse il primo premio e pose le basi del futuro con le maschere che di lì in avanti balleranno e canteranno sulle costruzioni.

Poi nel 1921 nacque la Canzone ufficiale. Gli organizzatori pensarono a Giacomo Puccini, già circondato all’epoca di un alone da leggenda e al culmine del proprio successo internazionale. Incontrarono don Giacomo mentre era assorto a gustarsi il suo porto e a pensare a Mimì in un locale un po’ Liberty di quella nuova Passeggiata. Puccini declinò l’invito ("Devo completare Turandot...", si giustificò) ma invitò quei viareggini ad andare a Parigi a incontrarsi, a suo nome, con Icilio Sadun. Un compositore coi fiocchi, collaboratore dello stesso Puccini per conto del quale scriveva gli spartiti delle sue melodie. Sadun accettò e consegnò alla storia, nel 1921 ‘Su la coppa di champagne’, ancora oggi, cento anni dopo, l’inno dei viareggini.

Quindi, ricapitolando, nel 1921 abbiamo la sfilata sui viali a mare, la musica sui carri, la Coppa di champagne. C’è altro? Sì, c’è altro. C’è anche la voglia di raccontare quello che avviene e di consegnarlo ai posteri. Nel 1921 nasce ‘Viareggio in maschera’ la rivista ufficiale che da allora, anno dopo anno, racconta tutto ciò che accade nel mese più pazzo dell’anno, dalle feste ai veglioni, dalle manifestazioni di apertura e chiusura, agli eventi collaterali, fino ai carri, fotografati prima in bianco e nero e poi a colori. Ecco perché diciamo che il Carnevale debba celebrare quest’anno un vero e proprio Centenario e onorare al meglio quel 1921 e quei viareggini che ci hanno confezionato questa manifestazione. Poi aggiungiamo che un paio di anni dopo, nel 1923, Umberto Giampaoli introdusse i primi movimenti di una maschera: con l’uso una semplice forcella, fece roteare gli occhi del suo Pierrot. E poi, altri due anni dopo, nel 1925 Tono D’Arliano, portò sui viali il primo carro di cartapesta nella versione della carta a calco: dopo notti insonni trascorse con l’amico-rivale Alfredo Pardini riuscì a capire come mettere a punto una tecnica costruttiva che è diventata marchio di fabbrica dell’industria del divertimento viareggina.

E un’altra ricorrenza fondamentale da celebrare in questa edizione sono i 90 anni di Burlamacco e Ondina, nati dalla brillante penna di Uberto Bonetti che li disegnò nell’estate del 1930, ma che fecero la loro comparsa per il Carnevale del 1931.

Paolo Di Grazia