Nubi grigie sul futuro della cannabis light. Nonostante a livello comunitario non sia considerata sostanza stupefacente, nelle scorse settimane è stata equiparata alla cannabis da un decreto interministeriale approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. La notizia ha messo in allarme i produttori di una filiera che, a livello nazionale, conta circa 3mila aziende e alcune decine di migliaia di addetti.
Il settore, da quando la coltivazione della cannabis light è stata regolamentata nel 2017, si è sviluppato in modo florido anche in Versilia, dove si contano una decina di aziende, ognuna con il suo parco dipendenti, e pure una manciata di negozi specializzati nella vendita al dettaglio. Uno dei più ’vecchi’ è Labo Verde, a Camaiore: "Siamo nel settore da quattro anni – spiega il ceo Francesco Cortopassi – e abbiamo sistematicamente vissuto questo tipo di situazioni. In questo nuovo decreto ci sono troppe cose poco chiare, l’unica cosa che si evince è che manca la volontà di regolarizzare il settore; anzi, sembra ci sia voglia di destabilizzarlo. E’ già successi negli anni passati e succederà in futuro".
In concreto, al momento, la notizia non ha provocato ripercussioni sulla filiera. "Sia alla fine della scorsa settimana che in questi giorni stiamo vendendo e non si riscontra grande titubanza – continua Cortopassi – ma più in generale, temo che a livello politico non si stia prendendo sul serio questo settore: negli Usa, da cui provengono alcuni miei soci, si è deciso di svilupparlo e questo porta introiti allo Stato. Piuttosto, se qua si vuole andare nella direzione opposta, chiediamoci: che succede con i milioni di euro di contributi che le aziende hanno versato negli ultimi cinque anni. Mi sembra che non si valutino bene eventuali contraccolpi, a meno che gli interessi non siano legati a dinamiche diverse dallo sviluppo del settore".
E sì che il comparto potrebbe crescere in modo esponenziale. "Nel nostro laboratorio, ad esempio, sulla carta siamo abili a produrre a livello farmaceutico. Ma servono le linee guida per farlo: le aspettavamo per novembre... siamo a gennaio e ancora non si vede niente. E pensare che poi ci vorranno anni per essere pronti a dare le licenze di produzione terapeutica".
DanMan