Bonus 110%: "Servono risorse fino al 2023"

La richiesta della Fillea Cgil per il rilancio dell’edilizia: "Difficoltà per l’accesso dei condomini, chi investe vuole certezze sui finanziamenti"

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Bene il superbonus, ma per la Cgil Fillea si può fare ancora meglio, semplificando le procedure per l’accesso allo strumento. "I condomini, ad esempio, hanno difficoltà ad accedere – spiega la segretaria regionale Giulia Bartoli – eppure ne avrebbero bisogno".

Bartoli, come valutate l’impatto dei bonus fiscali sul mondo dell’edilizia?

"In una prima fase, i segnali positivi erano timidi. Oggi, invece, possiamo dire che stanno partendo bene. Lo vediamo dal numero di lavoratori iscritti alla Cassa Edile, dalle richieste di formazione e di qualificazione che arrivano ai nostri enti. Abbiamo vissuto dieci anni di crisi e perso il 40 per cento degli occupati a livello regionale, motivo per cui abbiamo bisogno di riqualificare il personale che entra nel settore. In questo senso, il bonus 110 e tutti gli altri sono strumenti importanti. Ora, noi vorremmo che dal Decreto semplificazioni uscisse fuori un prolungamento del finanziamento del 110 con risorse strutturali almeno fino al 2023, perché è chiaro che chi fa un progetto oggi, vuole la certezza che poi abbia copertura. E poi bisogna ripensare il modello".

Secondo lei, quindi, i bonus non bastano?

"Intanto, bisogna dire che ci sono parametri abbastanza stringenti per accedervi, quindi sarebbe importante semplificare le procedure. Poi, si tratta di investimenti a tempo determinato ed è chiaro che serve un cambio nel modello di sviluppo che non si può fermare a due anni, a deve essere di prospettiva. In ogni caso, sono state messe delle risorse a disposizione delle ristrutturazioni: una politica che none era mai stata fatta fino a oggi. Per completare l’opera, occorre mettere in parallelo le necessità di investire a lungo termine, ad esempio sistemando il ritardo infrastrutturale di questa regione".

Il fatto che un settore sia in crescita non è garanzia di diritti per i lavoratori, basti vedere i numerosi appelli arrivati in questi anni dalla nautica. Nel suo settore, come fotografa la situazione?

"Il tema dei diritti è una delle nostre preoccupazioni principali. L’edilizia è un settore con elevate percentuali di infortuni sul lavoro, in cui il rischio di illegalità è elevato e l’applicazione contrattuale a volte viene aggirata. Per questo, un’iniezione di risorse non può prescindere da controlli chiari".

Qual è il meccanismo a cui bisogna prestare attenzione?

"Bisogna stare attenti alle aziende che applicano contratti di altri settori a scapito del lavoratore in termini economici, di tutela e di obblighi formativi. Il lavoro nero è un problema, ma anche il grigio, cioè le sottodenunce relative al monte ore: si tratta di evasione contributiva e contrattuale. Noi, al fianco degli investimenti nell’edilizia che è un motore di sviluppo fondamentale, dobbiamo lavorare perché vengano affiancati più controlli: serve più personale per gli organi ispettivi. Per come si sono ridotti negli ultimi anni, ogni azienda rischia di essere controllata in media una volta ogni 25 anni. E poi c’è il problema delle regole su appalti e subappalti: a livello nazionale, è in atto una deregolamentazione sui subappalto, eppure è in questo contesto si annida l’irregolarità".

Daniele Mannocchi