"Bene le ’sentinelle’ ma non bastano"

Le associazioni chiedono un monitoraggio continuo e su basi scientifiche che possa analizzare tutto

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"Le sentinelle del Lago non bastano a salvarlo". La Rete Ambientale della Versilia interviene dopo la stipula di una convenzione tra Parco e alcune associazioni per un monitoraggio attraverso volontari che controllano lo stato e le condizioni delle acque, indicando situazioni anomale. "Iniziativa lodevole – afferma la Rete – , non nuova, di certo un primo passo importante anche se giunge attraverso l’abnegazione e il senso civico di volontari e non dalle istituzioni, spesso tardive, nel nostro territorio, ad interessarsi dei problemi ambientali in maniera efficace. Un primo passo che però non può essere assolutamente sufficiente a salvaguardare il delicato ecosistema lacustre".

"Bisogna intervenire in maniera drastica, con modalità professionali e tecnologia avanzata, senza più tergiversare – sottolinea la Rete Ambientale della Versilia – . Il monitoraggio ambientale non si fa “a vista”, navigando nei canali o guardando lo scorrere delle acque, più o meno trasparenti. Il monitoraggio ambientale si espleta attraverso analisi scientificamente rigorose appoggiandosi magari a seri istituti di ricerca, sui tre parametri che concorrono alla vita di tutti noi: acqua, certamente, ma anche aria e suolo. Soprattutto il monitoraggio non si organizza “una tantum”, nelle situazioni di emergenza e sempre in ritardo, come sinora attuato. Il monitoraggio ambientale deve essere realizzato costantemente, h24 e 365 giorni all’anno. Solo così saremo in grado di salvaguardare effettivamente l’intero territorio comunale, non solo il Lago: attraverso lo sviluppo di una “fotografia ambientale” che possa consentirci innanzi tutto di conoscere l’effettivo stato delle acque superficiali e sotterranee, della qualità dell’aria e dei suoli nei quali, soprattutto nelle aree periferiche e di campagna, è stata da tempo accertata la presenza di metalli pesanti e arsenico. Serve dunque un progetto, una visione a lunga scadenza, un cambio di passo e di sistema. Né tanto meno serve il “tubino”: spendere milioni di euro per un’opera faraonica sulla cui efficacia nessuno può garantire. Servono soprattutto competenze, professionalità, esperienze sul campo. Bisogna fare ed agire, misurare i parametri vitali e valutarli, censire i pozzi, cercare gli scarichi abusivi nel Lago, aumentare la fitodepurazione ed il lagunaggio, realizzare nuove “porte vinciane” per impedire l’ingresso di acqua salata e molto altro ancora. In sostanza – conclude la Rete – ,bisogna prevenire i fenomeni e non subirli passivamente. Ora o mai più".