Trent’anni fa ci ha lasciato. Paolo Barsacchi resta un mito

Sindaco amatissimo, senatore, uomo di governo. E viareggino

Un classico atteggiamento dello storico sindaco di Viareggio, Paolo Barsacchi

Un classico atteggiamento dello storico sindaco di Viareggio, Paolo Barsacchi

Viareggio, 4v ottobre 2016 - “Ciao Paolo”. Il ricordo è indelebile, per chi scrive come per chi c’era, quel 4 ottobre di trent’anni fa. La notizia fece in pochi attimi il giro della città, lasciando tutti nell’incredulità e nel dolore. Paolo Barsacchi, il sindaco, il senatore, il sottosegretario, il viareggino che tutti conoscevano se n’era andato. Una malattia così fulminea: non c’era stato il tempo nemmeno di sapere quanto fosse grave che era divenuta letale. Quella stessa estate aveva mandato la consueta cartolina dalla montagna a tutti i suoi amici e ‘compagni’ (ancora ci si chiamava così tra socialisti), e in poche settimane il decesso, alla soglia di 50 anni. Per due giorni la salma fu esposta nella sala dell’attuale consiglio comunale, vegliata giorno e notte, poi ci fu il funerale di stato: all’epoca era il sottosegretario agli interni. Dalla terrazza della sede del Psi di via Matteotti, spiccava lo striscione con “Ciao Paolo”, un saluto semplice, come semplice era il suo rapporto con la città. La carriera politica di Paolo Barsacchi era stata precoce e rapida, passando dai socialdemocratici ai socialisti; era stato sindaco e poi parlamentare, portando il suo partito ad oltre il 20%, che in tempi di proporzionale puro fu un vero record.

PAOLO era il leader indiscusso, ma era anche un uomo pratico, estremamente attento a valorizzare Viareggio e le sue risorse: sua l’idea della lotteria nazionale che risollevò le sorti del Carnevale, suo il progetto del cavalcavia sull’Aurelia, suoi tanti altri progetti grandi e piccoli, alcuni rimasti nel cassetto, come quello di fare la provincia della Versilia. Una fucina di idee, ma anche un politico che cercava di trasformare le idee in progetti o di risolvere i problemi delle tantissime persone che a lui si rivolgevano. Il suo ‘ufficio’ era il Palasport, perché lì andava ad allenarsi tutti i giorni, quando era in zona, come la Passeggiata di Viareggio che percorreva immancabilmente ogni domenica, proprio per incontrare la gente e avere una parola per ognuno.

AVEVA un carattere ‘focoso’ e non amava essere contraddetto, ma non si sottraeva al confronto, anzi. Se n’è andato prima degli anni Novanta, prima che gli scandali di Tangentopoli travolgessero Bettino Craxi e il suo partito. Se n’è andato lasciando un vuoto politico enorme, prima di tutto in città, che ha avuto, dopo di lui, solo un altro leader della stessa caratura, Milziade Caprili, scomparso anche lui di recente precocemente. Due diverse personalità e stili, ma due politici, possiamo dirlo senza tema di smentite, di uno stampo ormai in disuso.