Bambina morta in piscina, via al processo. Il padre: "vogliamo solo che non accada più"

Parte il processo, otto gli imputati per la tragedia al bagno Texas

Dolore in tutta la Versilia per la bimba morta in piscina

Dolore in tutta la Versilia per la bimba morta in piscina

Marina di Pietrasanta (Lucca), 4 dicembre 2022 - Sono passati più di tre anni dalla tragica scomparsa di Sofia Bernkopf, la 12enne di Parma morta il 17 luglio 2019 all’Opa di Massa quattro giorni dopo l’incidente avvenuto in una piscina del bagno “Texas“ di Marina di Pietrasanta, profonda appena 80 centimetri. Il triste episodio, che commosse l’intera Versilia, entra ora nell’aula del Tribunale di Lucca con l’udienza preliminare in agenda martedì davanti al gup Alessandro Trinci. Alla sbarra otto imputati, tra proprietari e assistenti bagnanti, accusa di omicidio colposo aggravato: si tratta dei pratesi Edo Cafissi, deceduto lo scorso febbraio, le sue due figlie Elisabetta e Simonetta e i rispettivi mariti Mario Marchi e Giampiero Livi, i due bagnini Emanuele Fulceri di Viareggio e Thomas Bianchi di Camaiore, e il costruttore della piscina Enrico Lenzi.

Gli inquirenti , coordinati dal sostituto procuratore Salvatore Giannino, soostengono che siano state accertate molteplici violazioni, in particolare l’errato funzionamento e la mancata messa a norma dell’impianto di ricambio dell’acqua della vasca idromassaggio. Dalle indagini, condotte dalla Capitaneria di porto di Viareggio, risultò infatti che il ricircolo dell’acqua fosse troppo forte e di conseguenza l’aspiratore probabilmente ha trattenuto Sofia per i capelli impedendole di risalire. La famiglia Bernkopf, in proposito, ha deciso di costituirsi parte civile.

Il padre della bimba, Edoardo, insieme alla moglie Vanna e gli altri tre figli, desidera solo una cosa: che tragedie simili non avvengano mai più. "Il dolore è stato grande – spiega – ma ha anche consentito di riscontrare delle criticità e quindi responsabilità, dagli impianti non a norma all’inadeguatezza delle persone deputate alla sicurezza. Mi spiace infinitamente per il giovane bagnino: non aveva intenzione di far del male a Sofia, ma forse non era preparato a quel ruolo. Ci aspettiamo che certe cose non si ripetano, anche perché é successo molte altre volte. È davvero terribile, spero che il processo metta in risalto i responsabili di questi impianti perché è inaccettabile che una bimba possa annegare in 80 centimetri d’acqua. Sofia purtroppo non ce la restituirà nessuno, ma quel che conta è che queste tragedie non si ripetano mai più. Che serva come monito. Chi deve controllare, controlli – conclude – sia all’interno delle strutture che in termini di adempimenti sulla sicurezza. Dal ’Texas’ non abbiamo avuto nessun contatto, nemmeno un telegramma di scuse. Ci andavamo da alcuni anni, ma da quel giorno non abbiamo più avuto la forza di tornarci".