DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Alle radici del ricorso alle droghe "Genitori, parlate coi vostri figli"

L’analisi dello psicoterapeuta Riccardo Domenici: "La soluzione non è proibire, ma educare e informare. Non tutto è pericoloso allo stesso modo, ma bisogna stare attenti a ciò che crea maggior dipendenza".

Alle radici del ricorso alle droghe "Genitori, parlate coi vostri figli"

di Daniele Mannocchi

Da un lato, un’attività che vende nicotina a un minorenne. Dall’altro, la "crociata" contro le droghe bandita dal governo. Nel mezzo, un punto interrogativo: punire è la soluzione? Lo abbiamo chiesto allo psicoterapeuta Riccardo Domenici.

Dottore, è vero che la strada che porta alle droghe è in discesa e che fatto il primo passo di rischia sempre?

"Le droghe sono tutte pericolose. Ma naturalmente lo sono in maniera diversa. A livello politico, passiamo da fasi di tolleranza ad altre di criminalizzazione. Partiamo dall’inizio. Le droghe sono tante: fumo, cannabis, cocaina, droghe sintetiche. Ma anche sostante tollerate: chi direbbe che bisogna mettere fuori legge l’alcol? Eppure, quando facevano notizia i morti per overdose di eroina, in Italia i decessi erano un quinti di quelli derivanti da problemi correlati all’abuso di alcol. Senza contare che la combinazione di alcol e guida crea dei pericoli enormi per l’alterata percezione della realtà. Ed è una droga anche l’abuso di psicofarmaci, nel momento in cui danno una forma di dipendenza. Stesso dicasi per pc, tablet e smartphone. Parliamo di bambini: quanti usano questi strumenti come fossero baby sitter perché le mamme e i papà sono indaffarati?".

La linea dura paga?

"Premesso che le droghe fanno male, e che bisogna trovare un modo per intervenire, ricordo che in America c’è stato il proibizionismo, ma gli americani non hanno smesso di bere. Significa che non è la strada giusta. Invece di proibire, bisognerebbe capire cosa fare per debellare il problema".

Non sembra facile...

"Il problema è capire come mai i giovani hanno bisogno di usare queste sostanze. Una delle risposte potrebbe essere la loro enorme solitudine. Bisogna investire sull’informazione e l’educazione a scuola, e lavorare per far sì che la famiglia torni a essere centrale, e non squassata dai duemila problemi che questa società ci pone. La nostra è una società individualista che punta a soddisfare i bisogni nel minor tempo possibile. Anche quando non è la strada giusta".

Ai genitori cosa consiglierebbe?

"In famiglia, è meglio dare tre parole che cento euro. Meglio fare una lavatrice in meno, ma dedicarsi di più ai figli. Parlare, comunicare e non essere assenti".