A caccia di semi nelle nostre cucine

Nell’archivio della dispensa alla scoperta di promesse di futuro e suggestive storie di viaggi e migrazioni

Migration

In dispensa come Sherlock Holmes: non in cerca di indizi e prove per risolvere misteri di morte, ma a caccia di semi, che invece sono promesse di vita e ci raccontano di viaggi e migrazioni. Su suggerimento di Leone Contini -“artista di formazione antropologica” che lavora presso il Centro Pecci di Prato (centropecci.ititwebtvleone-contini) - abbiamo frugato negli scaffali delle cucine delle nostre case, scandagliato nelle credenze, come fossero preziosi archivi, per accaparrarci quanti più semi possibile. Quanti? Tantissimi. Ci siamo infatti resi conto che non avevamo mai

pensato al riso come ad un seme oppure come ai chicchi di mais come una futura pannocchia. I ceci? I piselli? Riuscivamo infatti ad immaginarli belli pronti nei piattI come contorni di pietanze, ma non come piantine rigogliose nei vasi sui nostri

balconi.

Quando nelle ultime due ore di una lunga mattinata in Dad, dal video i prof ci hanno letto la consegna per la “Caccia al tesoro dei semi” non avremmo mai immaginato che ci avrebbe portato oggi a veder crescere una foresta di ciuffetti di lenticchie, piante di piselli e fagioli, germogli di futuri alberi di limone o arancio. Ai pop corn, abbiamo sempre pensato come leccornia da sgranocchiare davanti alla tv o al cinema, non certo un seme da mettere a dimora dentro un lettuccio di terriccio. Il riso come un primo piatto da gustare con funghi o gamberetti. Che sorpresa vedere i semi di papavero, che la mamma usa per abbellire le insalate o farcire il pane, trasformarsi in colonie di foglioline tondeggianti! Sì, perché una volta saccheggiata la nostra dispensa, abbiamo ricevuto altri compiti: mettere i semi per una notte nell’acqua per accelerare la germinazione, dopo averli però minuziosamente divisi, catalogati e averne percorso le tracce con ricerche sulla loro origine e provenienza – qualcuno addirittura li ha anche ribattezzati con nomi propri come se fossero amici di cui prendersi cura - per poi piantarli nei vasi. Ma non in quelli tradizionali, o almeno non solo in quelli, anche in barattoli di risulta. Come infatti ci aveva suggerito Leone Contini nel suo video, anche i contenitori possono rinascere da oggetti rigenerati: scarpe vecchie, scatole di latta, astucci o marsupi dismessi, vasi e vasetti ricavati da yogurt o bottiglie del latte finite.

Dentro e fuori, contenitore e contenuto: tutto può tornare a nuova vita e suscitare emozioni. Sorpresa, trepidazione nell’attesa, ansia, paura del fallimento, gioia e soddisfazione della buona riuscita quando cominciano a far capolino le prime foglie, delusione per la sconfitta quando tutto tace per giorni e temi che da quel seme non nascerà nulla. Poi ti accorgi che serve solo pazienza, la vita è dietro l’angolo. Come nel lockdown: attesa, pazienza, speranza della vita com’era!