Masterchef 10, i finalisti. L'umbro Monir si gioca il titolo

Il 29enne di Bevagna inizia bene, poi rischia il crollo ma si salva e accede alla finale

Monir

Monir

Bevagna (Perugia), 26 febbraio 2021 - Monir, così marocchino da strabiliare i giudici con i sapori del suo piatto "Venerdì" e finire tra i migliori della mistery box. Così australiano da non ricordarsi il nome dei mirtilli e chiamarli blueberry, in inglese. Così umbro da potersi presentare come bevanate da generazioni, anche se i suoi genitori sono entrambi marocchini. E' uno spettacolo, Monir Eddardary. E adesso è tra i finalisti di Masterchef 10 insieme ad Antonio, Francesco Aquila e Irene. 

La puntata numero undici è stata quella delle emozioni fortissime e del trionfo di Irene, prima concorrente in assoluto a centrare una tripletta e peraltro in una serata di livello stratosferico: ha vinto tutto, dalla mistery all'invention all'esterna.

Monir finisce tra i migliori della mistery box, quella che inizia con una lettera scritta da un genitore a. ciascun concorrente: la mamma di Monir vive a Parigi, nonostante il loro affetto si vedono di rado, per cui è già un bel colpo al cuore leggere le parole di mamma. La produzione ha chiesto ai familiari di mandare in studio un oggetto che avesse un significato particolare per il figlio e a Monir è arrivata una foto bellissima: ritrae l'incontro fra lui e la mamma ai tempi di quando Monir viveva in Australia. Non si vedevano da più di due anni e il figlio decise di fare una sorpresa alla mamma, che viveva (e vive tutt'ora) in Francia. Ma è solo l'inizio perché dopo un quarto d'ora chef Bruno Barbieri ferma la prova e informa i concorrenti che dovranno integrare nel loro piatto un ingrediente... scelto e portato personalmente dal genitore stesso. Quando la mamma di Monir entra in studio le lacrime sono scontate. Il suo piatto, chiamato Venerdì, è quello che sua mamma preparava sempre per l'appunto in quel giorno, un piatto marocchino che sconvolge il palato di Barbieri, Cannavacciuolo e Locatelli.

Si passa all'invention test al cospetto di un mostro sacro della cucina sperimentale, lo chef padovano Riccardo Canella del Noma di Copenaghen. La vincitrice della mistery, Irene, può scegliere gli ingredienti "impossibili"  da assegnare agli altri. A Monir tocca il garum di ali di pollo arrostite (una specie di colatura di alici... ma invece delle alici ci sono le ali di pollo), un sapore forte di arrosto, e i saporti del bosco con aghi di abete, olio di pino e pigne candite. Fino al momento di concepire il piatto, Monir è una scheggia: brillante idea di preparare l'agnello affumicato con gli aghi di abete e accomoagnato da due salse, una di zucca e cipolla e l'altra di lamponi, more e pigne candite, con il garum di ali di pollo trasformato in gel. Chef Canella esalta l'idea di Monir, però l'agnello è stracotto e l'olio di pino si sente poco.

Qui Monir si demoralizza e forse sente la pressione della prova in esterna che sta per arrivare: la più bella, l apiù difficile. SI va a cucinare al Mudec di Milano, il Museo delle culture, che ospita il tre stelle Michelin "Enrico Bartolini", il ristorante dell'omonimo chef.

Lo chef Enrico Bartolini 

Chi è Enrico Bartolini, lo chef toscano re delle stelle Michelin

Toscano di Castelmartini (Larciano, provincia di PIstoia), Bartolini a 42 anni è un re della cucina. E' il più stellato d'Italia, avendone in carico otto con cinque ristoranti, e ha riportato le tre stelle a Milano dopo 25 anni. Una divinità nella cui cucina anche una buccia di cipolla fuori posto è semplicemente intollerabile. A Monir tocca cucinare l'antipasto: dover uscire per primo è una forte pressione e lui la sente. Il piatto, poi, è classificato dallo chef come medio-facile. Come se ci fosse qualcosa di facile in un aspic di manzo con caviale e gelato di senape da preparare in una cucina tristellata per tre chef come Locatelli, Cannavacciuolo e Barbieri. E infatti Monir comincia a mostrare il suo principale difetto: la pressione lo manda fuori strada, come se non sapesse di essere un talento. E infatti il suo piatto alla fine è ampiamente sufficiente, anche se la presentazione al tavolo va male. Le parole non sono il suo forte e alla fine va in confusione quando deve ricordarsi delle foglie di nasturzio messe a decorazione del piatto. Torna in cucina e piage, un crollo nervoso, ma alla fine il suo lavoro è stato buono.

Si va al pressure test: chi passa è in finale di Masterchef. E qui Monir vince con la strategia. Sotto la cloche ci sono questi ingredienti: trenette, cervella di vitello, mosto di uva cotto, passata di pomodoro, lattuga romana, uova di quaglia, pane in cassetta, sella di lepre, patate di montagna, mirtilli, cavolo cappuccio e tartufo di mare. Ci sono tre prove, alla fine di ogni prova qualcuno si salva. Monir decide di rinunciare a priori al primo step, una scelta coraggiosa e intelligente: decide cioè di tenere ingredienti più familiari per giocarsi tutto ai livelli successivi. Alla seconda prova porta "Brain", piatto a base di cervello, lattuga marinata, crema di uova e purea di patate. Solo che la purea di patate è preparata male: Monir si giusitfica con i soli 20 minuti a disposizione, ma i giudici lo fulminano. Terza prova contro Azzurra: o dentro o fuori. Monir si presenta con "Step by step", cucinando ciò che gli è rimasto da preparare: trenette ai tartufi di mare con pane croccante al mosto. E proprio questo crumble con il mosto gli fa conquistare la finale.

Chi è Monir

Monir Eddardary ha 29 anni, è di Bevagna anche se da sei anni vive fuori dall'Italia. Figlio di genitori marocchini, ha diversi fratelli. Per sei anni ha vissuto a Melbourne, in Australia, dove ha fatto qualsiasi tipo di lavoro, dal carpentiere al raccoglitore di banane. Alle selezioni non aveva brillato nello stendere la pasta, una delle basi della cucina. Giorgio Locatelli però ha visto in lui qualcosa e lo ha voluto fortemente. Una volta si è spinto a dire di considerarlo un figlio e lo si vede nella severità con cui riprende i suoi errori e nell'orgoglio quando invece Monir svetta.