Marco Bocci: "La mia vita di corsa"

L'attore pilota all'autodromo di Magione

L'attore Marco Bocci

L'attore Marco Bocci

Perugia, 25 febbraio 2019 - Quando era bambino seguiva il padre lungo i circuiti di tutto il mondo. E’ cresciuto ai box, tra i rombi dei motori, la trama lucente delle tute dei piloti, l’odore dell’olio. Una passione per le auto da corsa che l’attore Marco Bocci, protagonista di numerose fiction di successo, non ha mai abbandonato. «Ho sempre amato le gare automobilistiche. Ho corso in pista, ma senza mai confrontarmi con campionati veri e propri», ammette. Quest’anno, tra un set e l’altro, ha deciso di rimettersi in gioco. Tolti i panni dell’agente sottocopertura Solo, indosserà casco e guanti per partecipare alla «Bmw 318 racing Series», in programma all’autodromo Borzacchini di Magione.

Marco Bocci, cosa ti aspetti da questa nuova avventura?

«Vorrei trascorrere belle giornate tra tanti appassionati e soprattutto divertirmi. Già guidare una macchina preparata e assettata da corsa, in un circuito importante, è un divertimento totale».

Cosa ti ha spinto a partecipare all’intero campionato?

«Con il mio lavoro è difficile trovare del tempo da dedicare alle passioni. Ma questo è un evento molto più accessibile: si svolge tutto in Umbria, si tratta di sette appuntamenti. Sono di Marsciano e i fine settimana torno sempre a casa... ».

Perché hai un rapporto speciale con l’Umbria.

«E’ una terra che adoro, che vivo. Mi piacciono le persone che ci abitano. Qui ho i miei legami, la famiglia, i ricordi, i miei profumi, i miei cibi. Le cose che mi fanno stare bene».

Bocci e le auto: quando si è accesa la passione?

«Da ragazzino, grazie a mio padre. Ha corso per molti anni in tutta Italia. Intanto faceva il meccanico, andavamo a vedere tutte le corse in salita e tanti Gran Premi di Formula Uno: Imola, Monza, anche Montecarlo, Ungheria. Da ragazzino scattavo tante fotografie. Ho più immagini dentro ai Circuiti che altrove».

Erano gli anni 80...

«Ed ero un bambino. La Formula Uno era uno sport solo per appassionati, non c’era tutto il clamore di adesso. Addirittura guardavo le monoposto sfrecciare restando seduto a cavalcioni sul muretto che fiancheggia la pista».

I tuoi idoli?

«Tifavo sempre per la Ferrari. Però ero un grande appassionato di Ayrton Senna».

Il tuo legame con l’autodromo di Magione?

«Questa è la mia pista. Ci andavo spesso con mio padre, ogni domenica organizzavano gare interessanti, come la Pasqua del pilota. Cercavo in tutti i modi di entrare al Paddok».

Cosa si prova al volante di un’auto da corsa?

«E’ una di quelle cose che ho sempre desiderato. E’ bello perché sei tu e basta. In passato ho sempre praticato sport di squadra, dove qualsiasi cosa viene condivisa in un gruppo. E’ stato un grande insegnamento, credo molto nel condividere le cose. Ho giocato 12 anni a calcio, poi a pallavolo e non ho svolto mai un’attività individuale. oggi posso dire che al volante sei veramente solo con te stesso e questo ti aiuta a prendere conoscenza di quello che sei e soprattutto a dosarti in qualche molto, avere il controllo e la lucidità sia della mente che del tuo corpo. Poi c’è tutto l’impianto scenico che è un incanto. L’insieme è pura emozione».

E’ faticoso?

«Non ho un passato da professionista e vorrei fare più prove. Certo si soffre tanto il caldo, anche se comunque dipende dall’auto. Ci vuole allenamento».

Tua moglie Laura Chiatti cosa pensa di questa scelta?

«Non mi frena. Sa bene quanto amo le corse e che ogni passione deve essere rispettata. Mi dice: ‘Prendila come un divertimento’ e sono d’accordo con lei. Insomma corri ma vai piano e stai attento... ».

Sei superstizioso?

«Dipende da cosa mi fa comodo. Per esempio se lavoro in teatro tendo a fare le stesse cose prima di ogni replica, ma solo in certe occasioni».

Lo specchietto retrovisore racconta che sono trascorsi dieci anni da «Romanzo Criminale». Com’è cambiato Marco Bocci da allora?

«In realtà poco. Certo, ora alle spalle ho più consapevolezza e maturità, però sono rimasto lo stesso, come approccio alla vita e al lavoro. Romanzo Criminale è arrivato dopo sette anni che avevo cominciato a fare l’attore, a studiare e lavorare. E’ stata un’esperienza meravigliosa. Mi sembra che la serie sia stata girata dieci giorni fa. Con tutti i ragazzi del cast ci siamo incontrati di recente, ci sembrava folle che fosse passato così tanto tempo. E’ stata un’esperienza fondamentale per il mio futuro da attore, una delle prime grandi produzioni alternative italiane. Era un po’ un punto interrogativo per tutti. Quando entri in produzioni importanti che ti lasciano così tanto dentro devi essere soltanto contento. Ce l’ho messa tutta, ma sono stato anche fortunato».

E adesso quali traguardi ti aspettano?

«E’ in lavorazione un film da regista. Per ora non ho altri progetti, voglio essere sempre più soddisfatto di quello che faccio. Cerco di conservare adrenalina e leggerezza che servono in qualche modo per fare il mio mestiere».