Perugia, 23 marzo 2010 - La candidata che l’Udc ha proposto per la presidenza della Regione, è arrivata in Umbria poche settimane fa, però non é andata alla scoperta di un territorio sconosciuto: "Sapevo che gli umbri hanno desiderio di essere ascoltati e io, francamente, avevo una grano voglia di ascoltarli. Non lo dico per comodità immediata, ma qui davvero trovo i valori e gli stimoli più vicini alla mia sensibilità.

 

Di tanto in tanto frequentavo da anni questa terra: ho molti amici alla Facoltà di Medicina e nell’associazionismo cattolico. Ora sto approfondendo lo spirito di un popolo che ha una grande ricchezza di valide espressioni, gente che vuol essere coinvolta e non intercettata a cose fatte. Sto facendo un’esperienza molto gratificante".

 

Riceve diverse telefonate (fra gli altri Simone Milletti, Andrea Salusti, Renata Filipponi, Daniela Polidori, Mario Tirani). Previsioni per il voto della prossima domenica? "Il mio desiderio? Che l’Umbria si accorga di voler scegliere il cambiamento, ma non puntando sulla chiassosa rissosità del Pdl. L’Udc si mette in gioco per progetti seri e concreti. Se poi perugini e ternani sceglieranno ancora il Pd, la nostra azione politica e consiliare punterà a ravvisare il valore dei progetti, se qualcuno sarà in grado di mostrarcelo.

 

Ipotesi alla quale credo poco perché in realtà non scorgo nel Partito Democratico una realistica volontà di cambiare pagina rispetto al passato. Per l’interesse degli umbri vorremmo che il Pd, qualora vincesse, fosse finalmente in grado di volare alto. Ne dubito, vista la compagnia della quale continua a circondarsi". E se la presidenza fosse pidiellina? "Opposizione forse ancora più corposa. Non ostruzionismo, però. Saremmo pronti a cogliere ciò che di buono dovesse prospettarsi".

 

Una domanda maliziosa: si dice che nell’eventuale giunta di Catiuscia Marini, un assessorato sarebbe benevolmente riservato all’Udc…
"Da candidata presidente replico con un secco ‘no’. Se non altro perché non esiste la possibilità di entrare in un governo condizionato da Rifondazione comunista. Qui come altrove riformare significa esaltare il Centro".

 

Fino a pochi mesi fa Paola Binetti era nel gruppo parlamentare del Pd. Ha rotto i rapporti con i vecchi amici-compagni?
"Sono eccellenti i dialoghi con tante persone con le quali ho condiviso belle battaglie. E con loro restano prospettive di collaborazione. Certo, il partito è un’altra cosa perché ha rinunciato a plasmare il progetto che voleva fondere culture diverse. Ha fallito l’obiettivo, preferendo farsi soverchiare dal radicalismo più esasperato".
Un refrain, elettorale e no, è più che noto: "La Binetti punta sulla sensibilità dell’elettorato cattolico". Osservazione integrativa: "Forse per questo altri candidati si fanno vedere nelle chiese e alle feste religiose". Malignità sulla quale lei non affonda la polemica: "Io non giudico la fede di altri. La mia fede mi aiuta a non scoraggiarmi, a non cedere al dilagante determinismo e ad insistere nella convinzione che la politica è servizio. Mi incita ad essere alleata dell’uomo e a non servirmi dell’uomo. Io credibile e altri meno? Un cattolico vero non dice mai ‘io sono più cattolico di te’. Per me la fede non è un valore aggiunto in tempo di elezioni e non è una graduatoria. Comunque mi dispiace che l’Umbria, nella sua carta fondamentale, non abbia avuto il coraggio di fare riferimento alle radici cristiane di questa terra". Da Città di Castello arriva un attacco furioso alla sanità locale: "Lì c’è gente ingaggiata per la tessera di partito e per le mazzette". Roba da far rabbrividire e firmata con nome e cognome. Paola Binetti coglie l’accusa e non la annacqua: "Io sono un medico e pretendo la professionalità. La tessera come scorciatoia? Sì, può darsi, ne ho sentito parlare. Mazzette? Spero di no. Se governeremo noi le assunzioni e le progressioni di carriera saranno solo legate al merito. Daremo indicatori trasparenti, controllabili da tutti".

 

Al suo fianco vorrebbe Sandra Monacelli, Giulio Cozzari o Marco Regni?
"Sto conoscendo decine di candidati entusiasti e non avvezzi alla politica. Mi hanno enrtusiasmato».
Qualche ulteriore cenno all’Umbria che dovrebbe pensare in grande per il suo Ateneo: «Vorrei che tutti si comportassero come quella cittadina giapponesde nella quale ognuno si tassa per favore l’eccellenza della Università. Nomn fanno beneficienza, ma investono sul futuro della collettività".

 

Sarebbe disposta a rinunciare al Parlamento per rimanere nel Consiglio regionale umbro? La candidata cerca di chiarire, distinguendo.
"L’Udc partecipa all’elezione non per un seggio a palazzo Cesaroni, ma per garantire la discontinuità ad una regione che ha davvero bisogno di voltare pagina. Comunque, se il presidente sarò io, non esiterò un istante a lasciare ogni altra funzione per dedicarmi totalmente ad un territorio che sento tanto vicino".