Dal red carpet all'orto, la famiglia Giuggioli. Firth promuove la vita in campagna

L'attore Alessandro Giuggioli (cognato del premio oscar Colin Firth e fratello di Livia Giuggioli) fonda Quinto Sapore a Città della Pieve

Dal red carpet all'orto Alessandro (nella foto con  Colin FIrth) vende i suoi ortaggi chic

Dal red carpet all'orto Alessandro (nella foto con Colin FIrth) vende i suoi ortaggi chic

Città della Pieve, 17 giugno 2020 - Il vero lusso oggi? la vita nei campi. Così l'orto diventa un salotto buono, anche per VIP. La scelta di Alessandro Giuggioli è un paradigma: moderno e senza tempo, romantico e concretissimo. Ha lasciato il cinema, la regia e la recitazione (almeno momentaneamente) rinunciando al mondo scintillante dei red carpet internazionali per «l’aglione della Valdichiana». O meglio, per dedicarsi all’orticoltura in un generoso terreno accanto al casale di famiglia tra le colline di Città della Pieve. Il suo cognome noto, è il fratello di Livia Giuggioli e cognato del premio oscar Colin Firth, contribuisce ad arricchire di spunti questa storia. E se la campagna non è mai stata così attraente come in questi mesi, in cui l’isolamento ci ha costretti a ripensare alle scelte di vita, anche la fatica e le sveglie prima che sorga il sole fanno parte del pacchetto.

Alessandro ha un lungo curriculum tra teatro, pubblicità, televisione e pellicole, ma quella dell’agricoltura è sempre stata una passione fin da quando, a 10 anni, i suoi genitori l’hanno portato nella nuova casa pievese, «fino a qualche anno fa pensavo ‘quando andrò in pensione farò un orto’ - racconta Giuggioli a La Nazione - poi l’anno scorso tornato da girare un documentario in Guatemala mi ha chiamato mio padre per dirmi che c’erano 24 ettari in vendita accanto a casa. Ho quattro fratelli, e ho convinto tutti a prendere una quota di questi 1000 olivi con tanto di vigna antica».

La «fissa» dell’aglione della Valdichiana è venuta poco dopo con la passione per gli ortaggi, «’sei folle’, mi dicevano tutti quando l’anno scorso ho piantato i primi semi su 0,2 ettari e poi… mi sono messo a vendere le verdure con un’ape parcheggiata davanti al benzinaio qui a Città della Pieve. In un’ora tutte le mattine venivo svaligiato. Oggi ho una coltivazione di 3 ettari e sette ragazzi tutti sotto i 30 anni che lavorano con me». “Quinto Sapore” è il nome del progetto di Alessandro (da seguire su Facebook e Instagram), che spiega: «La terrà è fatica, inutile negarlo, ma la sera al tramonto sudato e stanco sono soddisfatto e abbiamo ancora voglia di ridere insieme». La quarantena? «ci ha colti qui, non abbiamo mai smesso di lavorare all’aria aperta, consolidando nel profondo dell’animo questa scelta di vita. Poi la Pieve è strategica: un’ora sei a Roma, ed è pieno di persone stimolanti. Un salotto in campagna ricco di artisti e persone di cultura».

Un orto-vip con la sorella ambasciatrice italiana di questo lifestyle, produttrice cinematografica e co-fondatrice di Eco-Age, che ha reimpostato moda e mondanità in chiave verde, il suo orto è quindi frequentato da star internazionali, «la nostra è una famiglia di attori e artisti e quindi direi di si. Ma è bello e siamo contenti che questo aspetto porti popolarità e attenzione verso questo stile di vita». Alessandro punta da ottimo imprenditore a prodotti agricoli di alta fascia. «Ho scelto di partire dal seme. Un caso quasi unico per il numero di varietà, vorrei avere l’orto di biodiversità più grande del mondo» e tutto senza additivi.

Ma come ha imparato tutto sulla coltivazione? «Ho avuto la fortuna di avere vicino un anziano quando ero piccolo e mi portava con lui quando faceva l’orto, quando sono arrivato in questa azienda è stato un signore di nome Francesco ad insegnarmi tutto sull’agricoltura e poi oggi si globalizzano le informazioni e si trova tantissimo su youtube, ho imparato guardando video a potare gli ulivi». E il progetto di 'Quinto Sapore'? «In realtà è un progetto partito 8 anni fa, ma all'inizio era un film che stavo producendo, film che poi non si è mai fatto... e così è diventato altro, a febbraio dell’anno scorso è diventato il marchio dell’azienda. Oggi l’orto è cresciuto e ci sono questi ragazzi che lavorano con me tutti giovani. Devo dire che prima della pandemia avevo fatto fatica a trovare personale, poi evidentemente qualcosa è cambiato, non so se una questione di mentalità. Un tempo il lavoro nei campi era considerato per i poveri, per me oggi è la più grande delle ricchezze. Un vero lusso».