Silvano Spada torna a Todi da spettatore: «Auguro lunga vita al Festival»

Il fondatore della kermesse a breve inaugurerà il suo nuovo teatro in via Giulia a Roma: «La cultura antitodo allo sfascio»

Silvano Spada

Silvano Spada, direttore artistico del Todi Festival.

di DONATELLA MILIANI

Todi, 3 settembre 2017- Non passa certo inosservato Silvano Spada, ideatore del Todi Festival che in questi giorni è in città proprio per seguire, insieme all’amico Fausto Bertinotti, alcuni spettacoli della rassegna. Saluti e strette di mano rendono l’ora del caffè al bar di piazza del Popolo una sorta di festa per un personaggio amatissimo. «Mi fa molto piacere tutto questo affetto. Avevo promesso a Guarducci e alle istituzioni che sarei venuto ed eccomi qu».

Cosa pensa di questa edizione del festival targato Guarducci?

«Mi pare che il programma abbia la sua dignità. Ognuno dà il suo imprinting, ovvio. Ma vedo un grosso impegno a fare. Va preso atto del coraggio, e d’altra parte nessuno nasce imparato. Io stesso imparai da Giancarlo Menotti, il primo in assoluto. Senza di lui non esisterebbero i direttori artistici. Credo che quest’anno a dieci anni dalla morte, andrebbe ricordato con particolare attenzione».

Torna a Todi da spettatore e intanto a Roma si prepara ad aprire l’ «Off Theatre», il 20 ottobre a via Giulia.

«Una sfida. Io sono così del resto. E’ come fare dieci festival insieme. Una serie di proposte lunga sette mesi in cui convivono contemporaneo e classici, talenti emergenti e attori importanti come Piera degli Esposti, Herliza e altri. Tutti con spettacoli inediti».

Tre milioni di investimento. Bel coraggio in un momento in cui i teatri in Italia si chiudono...

«In effetti me lo riconoscono tutti. Sarà uno spazio di libertà dove convive il nuovo con la tradizione. Ho sempre odiato i ghetti, gli steccati tra generi. Il teatro, quando è capace di creare fascino e magia, va fatto e basta».

Un modello di offerta internazionale.

«Sì penso a Roma come Londra, Berlino e New York. Di fatto Off con teatro, cinema e cabaret. Mi accorgo di essere circondato da grande interesse e attesa».

La Roma di oggi capirà?

«Se c’è ancora spazio per salvare il mondo scuotendo le coscienze, il teatro ha l’obbligo di farlo ma è necessario andare controcorrente, contro questa asfissia. L’antidoto è la cultura. Tant’è che lo spettacolo inaugurale è un omaggio proprio a cultura e sentimenti. I social rischiano di appiattire tutto. Solo la cultura può salvare il mondo, intesa come conoscenza, apertura. Per fortuna la categoria degli intellettuali che pontificano è finita».

E Todi?

«Conservo amicizie, casa e atmosfere. Todi è bella merita uno spazio non solo come città medievale. Se perfino un’artista come Beverly Pepper l’ha scelta donandole opere magnifiche, qualcosa vorra dire. A proposito il figlio John sarà ospite all’Off Theatre con ‘Quattro cani per un osso’, consiglio la visione».

Lei e Bertinotti, così amici, così diversi...

«Abbiamo da tempo un gran feeling culturale. Nutro molta stima per Fausto e una grande curiosità per i suoi percorsi che lo hanno portato ad avvicinarsi ai temi della fede».

E il futuro del Todi Festival?

«Per la città mi auguro che si vada avanti, non spetta a me decidere con chi ovviamente, ma cancellarlo significherebbe buttare all’aria un patrimonio immenso...».