Foligno, omaggio ad Antonietta Innocenti

La pittrice umbra: "La mia vita per l'arte"

Antonietta Innocenti (a destra) con Rita Rocconi e Philippe Daverio

Antonietta Innocenti (a destra) con Rita Rocconi e Philippe Daverio

Foligno, 10 aprile 2017 - «Questa mostra è un modo per ripercorrere la mia arte, riordinare il mio lavoro e le mie tante opere sparpagliate e disperse ovunque. E perché no, anche per ripensare alla mia vita». Antonietta Innocenti, celebre pittrice folignate, racconta così l’omaggio alla sua carriera: una mostra che verrà inaugurata venerdì 21 aprile a Salerno, a Palazzo Fruscione: ben 250 opere allestite in quattro piani, per un progetto espositivo curato da Rita Rocconi, con presentazione di Philippe Daverio che sarà al taglio del nastro. Una retrospettiva sulle tracce di un percorso ricco e variegato, iniziato negli anni ’60 e ancora oggi molto prolifico, racconta l’artista. Un’intera vita dedicata all’arte, la sua... «Ho cominciato prestissimo, alle elementari, ho iniziato a dipingere sul serio a 15 anni e non mi sono più frenata. I miei lavori sono ovunque, quelli della gioventù, forse i più belli li ho regalati tutti, è stato bello e un po’ doloroso provare a raccoglierli per questa mostra».  Generi e stile preferiti? «C’è la pittura, ovviamente, ma ci sono anche i disegni in bianco e nero, la ceramica, gli acquerelli, i manifesti per il cinema, i disegni umoristici, i bozzetti di vetrate. A 80 anni sono orgogliosa della mia vita, della mia arte e della mia età». Una curiosità, ma come sono nati i manifesti per il cinema? «Ero una ragazzina, mio padre gestiva il cinema Vittoria a Foligno, stavo tutto il giorno a scuola a Perugia e quando tornavo a casa mi mettevo a disegnare il manifesto del film in programmazione, uno a settimana: dipinti a tempera su carta, che venivano esposti nella bacheca del quadrivio, in pieno centro. Ne abbiamo ritrovati molti». La pittura resta il cuore pulsante della sua attività, vero? «Lo è sempre stata, fin dalla scuola. E il mio interesse si è concentrato sulla figura, ho fatto qualche paesaggio per sbaglio. Anzi, mi ci sono dedicata con uno studio così approfondito che la figura si è trasformata fino a diventare una forma astratta, vorrei che fosse chiaro guardando la mostra. Di recente la figura è tornata, in modo molto personale, con una dimensione femminile». Quanto è importante l’Umbria nella sua esperienza? «Ho sempre vissuto a Foligno, anche se le mie mostre sono state in tutta Italia. Due cose sono state decisive nella mia vita: lasciare mio marito e lasciare la scuola, non mi piaceva insegnare. Così mi sono dedicata completamente all’arte e con due figli da crescere non è stato facile. E ora eccomi qui con questa mostra che vedo come una grande festa».