Umbria "arancione", lo sfogo di Vissani: "Così rischio di chiudere"

"Le tasse andavano bloccate, è una vergogna"

Lo chef Gianfranco Vissani

Lo chef Gianfranco Vissani

Perugia, 9 novembre 2020 - "È un calvario infinito, ma soprattutto è una grande vergogna. Come imprenditore sento il reale rischio chiusura della mia attività": così Gianfranco Vissani, maestro della cucina italiana, ha commentato la notizia del passaggio della regione Umbria da zona «gialla» ad «arancione» nell'emergenza Covid. Passaggio che comporterà, tra le altre cose, la chiusura 7 giorni su 7 di bar e ristoranti. «Abbiamo adottato tutti i dispositivi di sicurezza indicati, i ristoranti sono luoghi assolutamente sicuri, ma non è bastato e paghiamo il prezzo di scelte assurde, come quella di aver permesso la movida nelle grandi città in estate», ha aggiunto Vissani.

«Ma la cosa peggiore - ha sottolineato lo chef - è che dallo Stato non arriva un euro. Se ci venisse garantita la sopravvivenza delle nostre attività potremmo chiudere anche per mesi pur di tutelare la salute, ma così non è».

«Chiudere di nuovo i ristoranti significa mettere in ginocchio anche tutte quelle attività collegate alla ristorazione, una su tutte le cantine», ha spiegato ancora. «E non voglio immaginare quando i miei ragazzi, così come tutti quelli che lavorano nella ristorazione, prenderanno la cassa integrazione. Ci sarà gente che non arriverà a fine mese e sarà disperata», ha detto ancora Vissani.

Che conclude con le tasse: «Arrivano tutti i mesi da pagare, quando invece andavano bloccate perché non si può immaginare che un'attività, su un anno, possa lavorare soltanto due mesi d'estate. Siamo la vergogna dell'Unione europea».