Segregata e picchiata, denuncia l'ex marito

Costretta per anni a subire minacce e violenze. La vittima è di origine marocchine come il suo aguzzino

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

Perugia, 6 settembre 2021 - Segregata, minacciata, insultata e anche picchiata dall'ex marito marocchino: succede a Perugia, dove una donna di 33 anni anche lei marocchina, dopo avere subìto violenze di ogni genere, ha trovato il coraggio di rivolgersi ad un avvocato e denunciare la triste storia. Ad aiutarla in questa impresa sono stati il suo legale, l'avvocato napoletano Gennaro De Falco e la politica italiana Souad Sbai, presidente della onlus «Acmid Donna» che ha fatto da interprete visto che Fatima (nome di fantasia) non parla italiano.

La denuncia

Nella denuncia presentata dal suo legale al Tribunale di Perugia, la 33enne riferisce uno storia incredibile: una volta giunta in Italia dal Marocco, il marito non le ha mai permesso di uscire di casa. Gli unici contatti con l'esterno, indossando rigorosamente il velo integrale, le venivano concessi quando si doveva recare dal medico o quando ha partorito.

Storia travagliatissima

Dalla loro relazione sono nati tre bambini ai quali l'uomo non ha mai concesso di frequentare la scuola «perché non voleva che si instaurassero rapporti con gli italiani». I tre figli della coppia, tutti nati in Italia, di età compresa tra 3 e 6 anni, sono stati affidati tutti alla mamma dal Tribunale marocchino. La donna nella denuncia, sottolinea anche che il marito le ha sequestrato tutti i documenti. Nel 2019 la famiglia è tornata nel suo Paese d'origine. Lì ha maturato la convinzione di volersi liberare di suo marito: grazie all'aiuto di alcune persone amiche è riuscita a farsi consegnare un duplicato del passaporto e a tornare in Italia ma senza i figli, che sono stati affidati alla nonna materna. "Fatima si trova in una località segreta, - fanno sapere Souad Sbai e l'avvocato De Falco - malgrado tema fortemente per la sua incolumità, lancia il un grido d'aiuto, lo stesso di Saman e di molte altre donne che malgrado vivano in Italia e non il Afghanistan sono vittime in uno stato di assoggettamento intollerabile".