Vendeva falsi certificati di positività: arrestato

Covid, la Procura ipotizza i reati di corruzione e falso in documenti informatici pubblici a carico di un collaboratore di una farmacia

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Procurarsi un Green pass fasullo e a buon mercato, saltando il passaggio obbligato del vaccino. Era questo l’obiettivo di chi- secondo l’accusa - contattava il collabratore di una farmacia di Foligno, ora agli arresti domiciliari, che dietro compenso si prestava al meccanismo truffaldino. E c’era anche chi arrivava appositamente da altri comuni nella farmacia folignate. La richiesta economica andava dai 70 ai 100 euro e la contropartita era un test Covid positivo, ma in realtà finto. A quel punto, dopo il periodo minimo di isolamento, certificata la guarigione dal Covid 19 - virus in realtà mai contratto - arrivava l’immeritato ’premio’, il Green pass illegalmente ottenuto con il quale si guadagnava l’accesso ai luoghi altrimenti inibiti in base alle norme vigenti per il contenimento della pandemia. Ad un certo punto però il meccanismo deve essersi inceppato e il collaboratore della farmacia si è ritrovato gli occhi degli inquirenti addosso, fino all’arresto, cui si è arrivati con l’aiuto della direzione stessa della farmacia, estranea ai comportamenti illeciti ipotizzati dall’accusa, al pari degli altri dipendenti della struttura, ignari di quanto accadeva. Oltre al collaboratore sono sottoposte a indagini nove persone, ritenute corruttori e concorrenti nelle singole falsità. Ma per la Procura di Spoleto la richiesta di un corrispettivo non elevato potrebbe "ampliare la platea dei potenziali corruttori". L’iter giudiziario farà ora il suo corso e dimostrerà se le accuse sono fondate. L’indagine è stata condotta dai carabinieri, sotto il coordinamento della Procura di Spoleto. Gli accertamenti ancora in corso riguardano anche le modalità con cui ’domanda’ e ’offerta’ si incontravano. A carico del collaboratore della farmacia, è stata eseguita una misura cautelare (è in stato d’arresto ai domiciliari) per corruzione e falsità in documenti informatici pubblici con efficacia probatoria. L’uomo è accusato di avere "più volte", in cambio di denaro, simulato l’accertamento della positività al Covid e di avere inviato all’autorità sanitaria falsa documentazione attestante l’esito del test antigenico. Secondo i magistrati "condotte quali quelle contestate agli indagati non provocano solo l’accesso di persone non vaccinate e non immunizzate a luoghi riservati ai possessori di Green pass, ma anche l’alterazione dei dati statistici in base ai quali le autorità sanitarie stabiliscono portata e durata di misure restrittive alla circolazione".

Patrizia Peppoloni