"Uova contro la casa che ospita profughi"

Famiglia di Spoleto accoglie mamma ucraina e due figli piccoli in fuga dalla guerra. Imbrattate le mura esterne, denuncia ai carabinieri

"Spero si tratti solo di un atto vandalico". Stigmatizza così il signor Giorgio Piersigilli l’insolito gesto avvenuto a Spoleto ad opera di ignoti che hanno imbrattato con delle uova la finestra e le mura esterne dell’appartamento che da domenica sera ospita una mamma e due bambini in fuga dall’Ucraina.

"Mia moglie Rita è un’insegnante di religione, conosciamo il presidente della Caritas don Edoardo Rossi da anni - afferma ancora il signor Giorgio – appena scoppiata la guerra io e mia moglie ci siamo attivati per mettere a disposizione un nostro appartamento che si trova in una foresteria in una frazione di Spoleto. Abbiamo effettuato un sopralluogo, la Caritas ha visionato l’immobile e lo ha ritenuto idoneo per ospitare persone in fuga dalla guerra. I nostri ospiti sarebbero dovuti arrivare in settimana e invece, vista la situazione di assoluta emergenza, domenica sera da Roma, accompagnata da un maresciallo della guardia di finanza, è arrivata una mamma di 28 anni con una bambina di 6 anni e un bambino di 9 anni".

"Abbiamo consegnato alla bambina dei regali e si è emozionata, il fratellino invece è ancora terrorizzato dalla guerra, non si emoziona più - continua -. Per noi è stato un onore aprire la porta della nostra casa".

Una festa che poteva essere rovinata da quel gesto che casualmente ha riguardato proprio quell’appartamento. "Ad avvertirmi del lancio delle uova, già da sabato mattina - precisa Giorgio - è stato un vicino di casa che mi ha chiamato al telefono. Non voglio pensare che questo gesto possa essere legato in alcun modo alla nostra iniziativa di ospitalità.

C’è chi ha parlato di carnevale comunque chiaramente domenica mattina abbiamo sporto denuncia contro ignoti ai carabinieri per evitare che cose del genere possano avvenire ora alla presenza di due bambini. I carabinieri hanno effettuato più di un sopralluogo e la zona è comunque sotto controllo". In questo momento la mamma ucraina ed i due bambini sono costretti in casa e non possono incontrare nessuno, visto che sono sottoposti alla quarantena come previsto dalla normativa anti Covid.

Entro breve però inizia una nuova vita e in collaborazioni con le istituzioni e la rete solidale della Caritas e del Comune saranno attivate le pratiche per inserire i bambini a scuola, ma Giorgio vuole lanciare un appello: "Chi può farlo apra le porte dell’accoglienza e metta a disposizione le proprie case. Fatelo affidandovi alla Caritas, perché l’emozione di quella bambina ripaga di ogni genere di sacrificio".

Daniele Minni