Ucciso a colpi di fucile: condanna a 16 anni

L’omicidio di Mirco Paggi a Ponte d’Oddi per una lite di soldi. Catalano sceglie il rito abbreviato e ottiene lo sconto sulla pena

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Sedici anni di reclusione per aver ucciso Mirco Paggi, perugino di 43 anni, con due colpi esplosi da un fucile a canne mozze dal terrazzo di casa a Ponte D’Oddi, all’esito di una discussione per soldi che andava avanti da giorni. E 50mila euro di provvisionale del risarcimento, ciascuno, per i quattro tra fratelli e sorelle della vittima e per l’anziana madre che poi dovranno quantificare il danno subito in sede civile.

E’ finito così, ieri mattina davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Perugia, Valerio D’Andria, il procedimento nei confronti di Antonio Catalano, 59 anni, siciliano, detenuto per quel delitto. Catalano - assistito dall’avvocato Giuliano Bellucci - ha ottenuto lo sconto di un terzo sulla pena previsto dalla scelta del rito abbreviato. Il giudice ha bilanciato le attenuanti generiche concesse all’indagato con l’aggravante contestata. L’avvocato Bellucci aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito dall’accusa di omicidio, sostenendo la legittima difesa. Tesi non accolta dal gup.

Il pubblico ministero Annamaria Greco, titolare degli accertamenti svolti dalla squadra mobile della questura di Perugia, aveva sollecitato una condanna a 18 anni.

La famiglia Paggi si era costituita parte civile con gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile. Mirko, il più piccolo di sei fratelli, di cui un altro deceduto per overdose di stupefacenti, era stato ucciso ad aprile 2019 a Ponte d’Oddi con due colpi esplosi da un fucile a canne mozze, detenuto illegalmente dall’imputato. Catalano aveva sparato dal terrazzo – ha ricostruito la polizia – davanti al figlio minorenne che aveva invano cercato di fermare il genitore.

Poi al maresciallo dell’Arma, suo vicino di casa, subito dopo il delitto, aveva confessato: "Ho sparato due botte a Mirco, sono due giorni che mi sta rompendo il c., mi era venuto a chiedere 500euro".

L’imputato, nel corso delle indagini, aveva sempre sostenuto di aver sparato per difendersi dopo un periodo di minacce subite da Paggi che - secondo la difesa - aveva anche minacciato di "sgozzargli il figlio" proprio quella maledetta sera.

Tesi alla quale non aveva creduto il tribunale del Riesame, rigettando la richiesta di domiciliari e inquadrando il fatto in omicidio volontario commesso, peraltro, da una persona già gravata da precedenti e in possesso illegalmente di un fucile modificato.

Ieri, come detto, la sentenza.

Nei prossimi giorni è in programma invece un’udienza davanti allo stesso giudice D’Andria per valutare la permanenza in carcere di Catalano che si trova a Pisa ma in precarie condizioni di salute, come segnalato dalla stessa Casa circondariale.

Il giudice ha affidato una perizia tecnica d’ufficio al dottor Luca Lalli che dovrà riferire sulle condizioni di salute del detenuto.

"In questi casi non si può mai parlare di soddisfazione - spiega l’avvocato Antonio Cozza che assiste i familiari, insieme all’avvocato Gentile - . Si tratta di un omicidio e Mirco Paggi non tornerà mai ad abbracciare i suoi cari. Dal punto di vista tecnico comunque la ricostruzione offerta dalla procura è stata avvallata dal giudice che ha riconosciuto che si è trattato di un omicidio volontario, escludendo quindi la legittima difesa".

Erika Pontini