Uccise la moglie Raffaella Presta, condannato a 30 anni

Il delitto - a colpi di fucile - è avvenuto nel novembre 2015. Il processo si è svolto con rito abbreviato e il giudice ha escluso l'aggravante della premeditazione. Era stato chiesto l'ergastolo

Francesco Rosi, 43 anni, attorniato dai carabinieri sopraggiunti nell’abitazione in cui  si è consumato il delitto

Francesco Rosi, 43 anni, attorniato dai carabinieri sopraggiunti nell’abitazione in cui si è consumato il delitto

Perugia,  12 luglio 2017  –  E' stato condannato dal gup di Perugia a 30 anni di reclusione Francesco Rosi per avere ucciso a colpi di fucile nel novembre 2015 la moglie, l'avvocato Raffaella Presta, 40 anni, durante una lite in casa.

Il processo si è svolto con rito abbreviato e il giudice ha escluso l'aggravante della premeditazione. Dopo la lettura della sentenza, l'imputato, attualmente detenuto, l'ha commentata con poche parole con il suo difensore, l'avvocato Laura Modena. «Me lo aspettavo» ha detto Rosi. Per l'uomo  l'accusa aveva chiesto la condanna all'ergastolo.

«Non si torna indietro» il commento della sorella di Raffaella Presta uscendo dal tribunale. «È stata emessa una sentenza pesante - ha aggiunto - ma nessuno ci ridarà mia sorella e il suo bambino non avrà più la sua mamma». Francesco Rosi, che dopo l'omicidio chiamò il 112 e venne arrestato dai carabinieri, è stato quindi condotto dalla polizia penitenziaria nel carcere di Perugia Capanne.

«È stato un processo difficile perché per Francesco Rosi, reo confesso dell'omicidio, è stato chiesto l'ergastolo» ha spiegato al termine dell'udienza l'avvocato Laura Modena. «Oggi - ha aggiunto - il gup ha ritenuto insussistenti le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dei futili motivi. Sull'assenza di queste aggravanti, soprattutto della premeditazione, abbiamo dibattuto molto in giudizio e la decisione implica che la nostra ricostruzione del delitto è stata ritenuta riscontrata. Si è trattato di un delitto d'impeto e non premeditato. Proporremo impugnazione anche in relazione al delitto di maltrattamenti che reputiamo del tutto insussistente. Ci sono molti spazi di lavoro per l'appello - ha concluso l'avvocato Laura Modena - e inizieremo a lavorarci non appena saranno rese note le motivazioni della sentenza».