Occhio alle mail-trappola per svuotare conti correnti

La Procura sgomina una banda di truffatori

Occhi aperti contro le truffe sul web, le indagini della Polizia Postale

Occhi aperti contro le truffe sul web, le indagini della Polizia Postale

Perugia, 24 aprile 2018 - Un raggiro telematico per arrivare ai risparmi. Finte e-mail per far credere alle vittime che a scrivere fosse la banca o varie istituzioni: così i componenti di una presunta associazione per delinquere, individuata attraverso le indagini coordinate dalla Procura di Perugia, riuscivano a farsi inviare dai malcapitati le coordinate bancarie, i codici di accesso ai conti, le credenziali, le password e i pin delle carte di credito e dei bancomat. Con queste informazioni ottenute illecitamente i malviventi entravano nei sistemi informatici delle banche e dei siti di controllo delle carte di credito e disponevano bonifici, ricariche di utenze telefoniche, pagamenti di acquisti online e prelievi di denaro dai risparmi dei truffati.

Usavano programmi «spider» per inviare le e-mail trappola a centinaia e centinaia di indirizzi di posta al giorno e così ogni giorno qualcuno cadeva nel tranello, fornendo i dati richiesti. In questa inchiesta sono coinvolte a vario titolo 12 persone cui nelle scorse ore sono stati recapitati altrettanti avvisi di garanzia. Si tratta per la maggior parte di cittadini stranieri di origine nigeriana ma residenti e dunque con base operativa a Terni. Per la natura dei reati la competenza è passata a Perugia e il sostituto procuratore Massimo Casucci nelle scorse ore ha chiuso le indagini iniziate nel 2015 per reati che sarebbero stati commessi dal 2011 in avanti e che gli inquirenti non escludono possano essere ancora in corso.

A capo dell’organizzazione un liberiano residente a Terni che, scrive la Procura, «deteneva e utilizzava il notebook usato per le operazioni e le comunicazioni online, tramite programmi per l’individuazione di indirizzi di posta di migliaia di cittadini di varie parti del globo, inviando in maniera massiva ed effettuando operazioni anche tramite falsificazione di documenti» per trarli in inganno e ottenere denaro. Per architettare questo piano era presente una «mente informatica» in continuo contatto con il vertice dell’organizzazione. A lui restava l’incarico di approfondire i contatti, anche per via telefonica, con le vittime pescate nel web. Ma il «boss», così lo chiamavano, era un terzo individuo ancora non identificato e considerato «organizzatore dei soggetti reclutati all’apertura dei conti da utilizzare per la ricezione delle somme provento delle frodi» e per l’immediato ritiro dei contanti, tramite prelievo, dei soldi che venivano versati.

Sara Minciaroni