Tratta delle schiave, arrestata una nigeriana residente a Gualdo Tadino

Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e autoriciclaggio

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GUALDO TADINO - "Non sono in grado di capire cosa c’è scritto nell’ordinanza, in italiano. Quindi non posso neanche rispondere alle vostre domande". Così ieri mattina si è difesa Juliet Omosigho, detta Anita, la nigeriana accusata di tratta di esseri umani e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per aver costretto, sotto la minaccia del voodoo, le giovani connazionali a prostituirsi sfruttando il loro lavoro. Messa agli arresti domiciliari, ieri mattina per lei si è tenuto l’interrogatorio di garanzia, delegato dalla magistratura catanese – che ha condotto le indagini – al giudice per le indagini preliminari di Macerata Domenico Potetti. Ma in tribunale, assistita dall’avvocato Nicola Piccinini, la donna ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, motivando questa decisione con il fatto di non essere stata in grado di leggere e comprendere l’ordinanza – lunga 200 pagine – con cui è stata disposta la misura cautelare per lei. Pur vivendo da anni qui, e parlando la nostra lingua, ha detto di non riuscire a leggerla. Il giudice Potetti ha dunque inviato tutti gli atti al tribunale di Catania, perché si provveda alla traduzione in inglese degli atti, poi eventualmente si procederà con un ulteriore interrogatorio. In ogni caso, per il momento la nigeriana resterà ai domiciliari. Le indagini su di lei, e sulla connazionale Chariy Ozoemena, residente a Gualdo Tadino, erano partite dalla Sicilia. Una ragazza, appena soccorsa dopo un viaggio in barcone dalla Libia verso l’Italia, aveva raccontato cosa le sarebbe capitato. Al termine delle indagini, condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, le due donne sono state fermate, in carcere quella di Gualdo Tadino, ai domiciliari quella di Macerata. Le accuse per entrambe sono di tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e autoriciclaggio.