Timori dopo la fusione Thyssen-Tata. Vertice in Regione sul futuro dell’Ast

Oggi lunedì a Palazzo Donini il confronto sollecitato dai sindacati

Catiuscia Marini, governatrice dell’Umbria

Catiuscia Marini, governatrice dell’Umbria

Terni, 9 luglio 2018 - Che fine farà l’Ast? Che fosse in vendita lo si sapeva da mesi, certo è che l’avvenuta fusione tra la proprietaria Thyssenkrupp e la compagnia indiana Tata Steel accelera il percorso di necessaria chiarezza. Lo stabilimento ternano non solo è in vendita ma anche escluso dalla joint-venture, quindi per ora rimane «appeso» all’ultimo bilancio, peraltro più che positivo: 87 milioni di utile dopo anni di perdite. Così oggi a Palazzo Donini, convocato dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini, si tiene il summit, che era stato sollecitato dai sindacati dei metalmeccanici, sulle prospettive di Ast e del sito siderurgico di viale Brin dopo la fusione dei gruppi TK e Tata. All’incontro, al quale prenderà parte il vicepresidente della Regione e assessore allo sviluppo, Fabio Paparelli, sono stati invitati a partecipare il sindaco Leonardo Latini, il presidente della Provincia di Terni, Giampaolo Lattanzi, i segretari regionali e provinciali confederali e di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fismic, Usb, le rappresentanze sindacali unitarie di stabilimento. Ed è attesa anche una presa di posizione del ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, incalzato sull’argomento sia dal Pd che da Fi. «Lo scorso 29 giugno – si legge nell’interrogazione presentata dai senatori dem Leonardo Grimani e Nadia Ginetti - l’indiana Tata Acciai e la tedesca ThyssenKrupp hanno annunciato la fusione delle loro attività europee, dando vita al secondo colosso europeo nel mercato dell’acciaio piano dopo ArcelorMittal, creando un soggetto da 21 milioni di tonnellate prodotte ribattezzato ThyssenKrupp Tata Steel, con sede in Olanda. La notizia, insieme alle affermazioni rese lo scorso novembre dal Ceo di Thyssenkrupp Hiesinger (ora dimissionario ndr) circa il disimpegno di Thyssenkrupp nei confronti della produzione di acciaio Inox, con la conseguenza che Ast rappresenterebbe semplicemente un asset in vendita, confermate ora con l’esclusione degli stabilimenti ternani dalla joint venture con Tata,  ci ha spinti a richiedere  un intervento del Governo a tutela della continuità produttiva e dei livelli occupazionali, scongiurando iniziative imprenditoriali estemporanee».

Ste.Cin.