Terremoto in Umbria, mai dimenticata la "botta grossa" del 2016

A Norcia fu ridotta in briciole la cattedrale del patrono d’Europa, San Benedetto. Così la perla della Valnerina ha smesso di vivere. E la ricostruzione non parte

Terremoto 2016 in Umbria

Terremoto 2016 in Umbria

Norcia, 16 maggio 2021 - Basta un fremito della terra, anche piccolo, in Umbria, per far tornare i brividi sulla schiena. Dopo la "botta grossa", come la battezzarono gli abitanti della Valnerina nel 2016, che a Norcia ridusse in briciole anche la cattedrale del patrono d’Europa, San Benedetto, le scosse di ieri a Gubbio hanno ricordato a tutti - ammesso che sia possibile dimenticarlo - che l’Umbria è zona sismica e il mostro è sempre in agguato. Ciclicamente i suoi abitanti sono costretti a fare i conti con la paura che risale dal cuore della terra (fu così anche nel 1997, per il Folignate e la zona di Colfiorito), una paura che alle sue spalle lascia talvolta lutti e sempre macerie, morali e materiali.

A quasi cinque anni dal terremoto che distrusse parte del centro Italia, Umbria compresa, la Valnerina è stremata da anni di travagli, per le lentezze della ricostruzione, per le lacerazioni prodotte nel tessuto economico e sociale, per la fuga di residenti che ne è seguita (nonostante la nota resilienza di questa gente di montagna dalla tempra forte), per il patrimonio artistico devastato e per il fatto di aver dovuto aggiungere a questa emergenza, che già il territorio faticava a metabolizzare, anche l’altra, più recente, quella sanitaria legata alla pandemia. Il terremoto ha messo fuori gioco anche l’ospedale di Norcia, fondamentale per un territorio montano come questo, e la pandemia ha reso inutile da raggiungere anche l’ospedale di Spoleto, quello di riferimento per il territorio, trasformato interamente in Covid-hospital. I progetti di ricostruzione e ripristino dei servizi ci sono, ma bisogna fare presto, per il bacino di Norcia e per quello di Cascia.

Nel cratere della Valnerina, quella del 24 agosto 2016 (di magnitudo 6) e quella del 30 ottobre dello stesso anno, di magnitudo di 6,5, sono date incise sulla carne viva. Furono circa 5mila in Umbria gli sfollati. Norcia nel giro di un attimo si trasformò dalla perla della Valnerina, con un turismo che d’estate moltiplicava residenti e turisti, in un borgo devastato, dove la gente si è subito rimboccata le maniche ed ha cercato di far ripartire le attività economiche come poteva, anche vendendo on line i rinomati prodotti tipici della zona, dalle lenticchie, ai salumi e ai formaggi, anche arrangiando i negozi in sedi provvisorie, anche procurandosi a spese proprie i capannoni, pur di far ripartire officine o stalle. Eppure la bestia della burocrazia ha rallentato tutto. La pazienza di questa gente abituata più a lavorare che a protestare è diventata per alcuni rassegnata stanchezza, per altri ’Lenzuoli bianchi’, quelli di un Comitato popolare, da appendere alle finestre per chiedere di velocizzare la ricostruzione.

Molti i comitati e le associazioni che senza sosta fanno sentire la propria voce, mentre le istituzioni assicurano che finalmente la ricostruzione potrebbe prendere un altro passo in Valnerina. E dopo 5 anni è obbligatorio. Al lavoro delle istituzionali locali e centrali si è sempre affiancata la voce dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu, monsignor Renato Boccardo, che più volte ha richiamato, con severità, alla necessità di recuperare il patrimonio di chiese del territorio che, oltre a essere luogo di culto, insieme ai paesaggi sono la ricchezza della Valnerina. E mentre per ricostruire la basilica di San Benedetto si è impegnata anche l’Eni e si attendono i lavori, c’è stata anche un’ordinanza del commissario per la ricostruzione che ha dato il via libera alla rinascita dell’abbazia di Sant’Eutizio, a Preci. Si è annunciato anche il via ai lavori in altre 24 chiese, tra cui la Concattedrale di Norcia. E quando si parla di Valnerina, impossibile non menzionare Castelluccio di Norcia, rasa al suolo e in attesa di rinascita, luogo amato dai deltaplanisti come dai motociclisti, famoso per le lenticchie e per la sua ’Fioritura’, un miracolo della natura che si ripete ogni anno e trasforma la vallata in una tavolozza di fiori: l’unica cosa che il sisma, da queste parti, non è riuscito a cambiare.