"Telefonini vietati a scuola? Dipende dall’uso"

Presidi e addetti ai lavori divisi. Tuteri: "Siamo di fronte ad una mutazione antropologica". Madonia: "Solo per integrare la didattica"

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Cellulari a scuola? Arriva lo stop. Se prima sembrava solo un’ipotesi, peraltro messa in pratica da alcuni presidi in solitaria, adesso il semaforo rosso scatta anche da Roma. "Via i telefonini dalle classi nelle ore di lezione". Lo ha detto il ministro all’istruzione Giuseppe Valditara, durante un’intervista alla Rai. "La proposta - ha spiegato - va a garantire agli studenti e ai docenti un tempo di studio in classe senza distrazioni". Insomma via i dispositivi dalle mani dei ragazzi. Ma non sempre telefonino acceso fa rima con scarsa attenzione. Anzi. Per molti addetti ai lavori non è così.

"Potremmo anche usare le parole del Manzoni: “non tutto quello che viene dopo è progresso” - avverte il vicesindaco e assessore all’istruzione Gianluca Tuteri -. Detto questo mi sembra anacronistico che nel XXI secolo si vieti all’adolescente di avere il cellulare in tasca a meno che non vogliamo fare come la comunità Amish con il progresso fermo a qualche secolo fa. E’ giusto però far capire ai ragazzi che la tecnologia non è il fine, ma il mezzo. Internet è un contenitore enorme di informazioni, ma sta poi alle abilità di chi naviga sapere usare l’autostrada telematica. A chi demonizza l’uso dei telefonini, chiedo: siamo convinti che la comunicazione attraverso il digitale sia più povera di quella classica? Non a caso gli anglosassoni la chiamano comunicazione potenziata. Seimila anni fa quando hanno inventato la scrittura e dunque la lettura c’è stata una mutazione antropologica. Oggi con il digitale siamo di fronte ad una nuova mutazione perché sono nati nuovi sistemi. Comunichiamo in maniera rapidissima e raggiungiamo milioni di persone. La comunicazione digitale esce dalle categorie classiche spazio-tempo. I giovani vivono nella velocizzazione del tempo, mentre lo spazio è abolito: parliamo con chi è in America e inviamo documenti in tempo reale. Il limite da porre? Prima bisogna passare dalla lettura cartacea e imparare bene a parlare e formarsi un pensiero critico". All’Istituto comprensivo di Giano dell’Umbria, scuola orientata alle nuove tecnologie, e dove una classe lavora esclusivamente con i tablet, il preside Maurizio Madonia Ferraro, d’intesa con i docenti, sta facendo una campagna di sensibilizzazione per un uso del cellulare limitato alle gite didattiche. "La nostra linea - osserva il dirigente - è molto chiara: l’accesso ai social network nell’istituto è interdetto ed è consentito soltanto a fini didattici. Alle superiori, per esempio, d’accordo con i genitori, abbiamo acquistato dei box affissi al muro. Servono agli studenti per depositare i rispettivi smartphone. Possono riprenderli durante la ricreazione per una breve consultazione dei dispositivi. Se il ragazzo viene pescato con il cellulare – conclude Madonia - contravviene al regolamento e scatta l’annotazione nel registro commisurata alla tipologia di trasgressione". il dirigente del Cassata-Gattapone di Gubbio, David Nadery, la pensa in maniera diversa: "Non direi che i cellulari siano il vero limite ad una fruizione positiva e partecipe delle nostre ore di frontalità. Sarà che ci fa comodo pensare che gli alunni siano distratti dai cellulari e non semplicemente che spesso li annoiamo noi".

Silvia Angelici