Alla stazione del Ponte è tutto chiuso: rimangono solo i treni

Chiusi bar, edicola, bagni e biglietteria. I viaggiatori ci sono, ma non trovano più servizi. La metà degli spazi sbarrata dai cantieri

Stazione Ponte San Giovanni

Stazione Ponte San Giovanni

Perugia, 18 novembre 2021 - Per passare, i treni passano. Si fermano e ripartono, con i passeggeri che salgono e scendono anche in buon numero. Non è, insomma, il nulla totale di Sant’Anna, dove non ci sono più nemmeno i binari. Da Ponte San Giovanni invece si viaggia – oltre che sulla vetusta linea Foligno-Terontola con i suoi convogli grigi, gialli e blu – anche per Milano, Roma e Firenze. La linea della ex Fcu, che a Sant’Anna non può arrivare, è comunque attiva da e per l’Altotevere ed è già qualcosa. Movimento ce n’è: passeggeri di tutte le età con trolley, zainetti a spalla, qualcuno con la valigia modello vacanze.  

Il vero intoppo, però, è che la stazione di Ponte San Giovanni ormai è praticamente inutilizzabile: oltre ai treni che si fermano e ripartono non c’è più nulla. Il bar tabacchi, che era anche un punto di riferimento per i viaggiatori in attesa, è sbarrato da tempo. Stessa triste sorte è toccata all’edicola nell’atrio, dove sono inequivocabili le saracinesche impolverate. Da troppo tempo non vengono alzate. E’ chiusa anche la biglietteria, così nessuno può più dare notizie sui treni in arrivo o in partenza e tutto viene affidato ai monitor appesi al soffitto. I bagni pubblici, poi, sono chiusi per lavori: ci sono due operai con trapano e martello, ma se qualche viaggiatore ha bisogni impellenti all’ingresso deve accontentarsi di due wc chimici, vicini alle biglietterie automatiche. Recinzioni chiudono vari spazi del piazzale. Insomma: una situazione al limite, anche se qualcosa di buono c’è. Per esempio, il nuovo sottopasso che porta dalla palazzina centrale ai binari esterni, garantendo la sicurezza dei viaggiatori, non ha nulla a che vedere con quello che collega Fontivegge a via Sicilia: le pareti da poco rifatte sono di un bel bianco immacolato, sulle scale c’è un rivestimento di gomma antiscivolo e c’è pure l’ascensore (funzionante) per disabili.  

Dentro la stazione, però, tra il personale, sembra esserci una sorta di omertà. La giovane capostazione si affaccia un attimo dal suo ufficio e taglia corto: "Mi dispiace, non ho tempo per poter parlare". Si tenta di avvicinare un addetto alle pulizie, ma un signore con il giaccone rosso si fa avanti quasi minaccioso e blocca subito il contatto: "Non si può parlare con i dipendenti". Anche per la sicurezza all’interno, specialmente di notte (l’ultimo treno da Firenze arriva intorno alle 24), niente da fare. Nessuno vuole o può esporsi. Non resta che uscire all’esterno. C’è un signore che abita proprio davanti alla stazione e che sembra avere il polso della situazione: "Qui molte sere la situazione è tranquilla, ma poi capita la mattina nella quale fuori si trova davvero di tutto. Però che possiamo fare?". Nulla, appunto. Nel frattempo, all’interno, un addetto alle pulizie lucida la vetrata della sala d’aspetto. Almeno all’ingresso non ci sono due dita di polvere come nella desolata Sant’Anna. Ma può bastare?

Roberto Borgioni