"Sono qui per restare. Almeno spero... "

Sulla permanenza del nuovo procuratore Cantone pesa il possibile ricorso amministrativo del collega Luca Masini

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L’unico tarlo che non nasconde è quello del ricorso al Tar del candidato escluso dal plenum dopo una battaglia di numeri con le correnti spaccate (Luca Masini, portato da Autonomia e indipendenza) e di aprire, così, una stagione di contese in tribunale. Raffaele Cantone si lascia sfuggire una sola battuta durante la cerimonia di insediamento come procuratore capo di Perugia. "Ci rivediamo presto, tribunale (amministrativo) permettendo", dice alla presidente Mariella Roberti. Il risultato del 12 a 8, ottenuto a Palazzo dei Marescialli, potrebbe innescare la battage davanti alla giustizia amministrativa, come sta accadendo anche per la procura di Roma del dopo-Pignatone.

In fondo, arrivando in tribunale, ai giornalisti aveva rimarcato: "Sono particolarmente onorato di questa occasione che mi ha dato il Consiglio superiore della magistratura, metterò tutto l’impegno e le mie energie in questo ufficio per i prossimi quattro anni. Sì, sono venuto per restare". Dopo l’addio all’Anac, dove era stato nominato dall’allora governo-Renzi (tanto da innescare la polemica Davigo-Di Matteo sulle possibile interferenze politiche) e il rientro al Massimario della Cassazione, aveva presentato domanda per tre procure: Perugia, Frosinone e Torre Annunziata. Voleva rimettere la toga, in prima linea. Così è stato.

Per il resto, l’ex presidente dell’Anac, 46 anni, originario di Napoli, una vita in magistratura tra la guerra al clan dei Casalesi, che lo costringe da 17 anni a vivere sotto scorta, e la lotta alla corruzione dalla stanza dei bottoni dell’Autority, arriva in città con l’"animo di chi vuole fare il proprio dovere e basta". E poco importa se proprio Luca Palamara, divenuto l’uomo delle manovre dietro le quinte, diceva nelle intercettazione al deputato Cosimo Ferri che ’Cantone è assolutamente da evitare’ e lo appellava ’frate’. Alla domande dei cronisti glissa, sorride e spiega di essere ’sereno’. Basta polemiche.

Innegabile che i riflettori siano accesi però proprio sull’indagine-Palamara che si prepara all’udienza contestatissima del 16 luglio davanti al gip Lidia Brutti che dovrà decidere quali intercettazioni telefoniche e trojan debbano essere sottoposte a perizia (i pm ne hanno chieste un centinaio e una decina di trojan) e finire nel fascicolo del dibattimento ma che, soprattutto, ha inferto un duro colpo all’immagine della magistratura.

"Io credo sia un’immagine falsata, la parte migliore della magistratura deve avere la possibilità di dimostrare che c’è una magistratura che lavora e opera nel quotidiano. Queste sono vicende patologiche che tali devono essere considerate", spiega.

Ma il suo lavoro a Perugia non sarà solo legato all’inchiesta dello scandalo delle toghe. Lo dice subito, a scanso di equivoci: "E’ riduttivo pensare che una procura della Repubblica si debba occupare di un’unica inchiesta. Ha competenza distrettuale su tante materie ed è una procura che ha grandi potenzialità".

D’altronde l’ufficio di via Fiorenzo Di Lorenzo ha da sempre un peso specifico altissimo nel panorama giudiziario italiano, essendo competente su tutte le indagini che toccano, come indagati o persone offese dal reato, i magistrati romani. Dal processo per l’omicidio di Mino Pecorelli, alle inchieste sulle cosiddette ’toghe sporche’ della capitale, fino agli appalti del G8, alcuni dei fascicoli più scottanti degli ultimi decenni sono transitati per il capoluogo umbro in base all’articolo 11.

Palamara, e l’ondata di scandali e veleni che si porta appresso, è solo l’ultimo in ordine di tempo arrivato in via Fiorenzo Di Lorenzo dopo la trasmissione dalla procura di Roma. Adesso, nel momento esatto in cui arriva Cantone, ci sono in ballo anche altri affari delicati da gestire. Concorsopoli, ad esempio, con l’ultima, pesante contestazione ai politici di associazione per delinquere finalizzata a pilotare i concorsi pubblici in sanità, e la tranche sugli appalti tuttora in corso con gli accertamenti sulle dichiarazioni di una gola profonda.

"Credo che come tutti gli incarichi direttivi – ha aggiunto poi – sia oggettivamente delicato e il contesto lo conoscete tutti. Io prometto semplicemente il mio impegno. Le polemiche sono ormai alle spalle. Io farò il procuratore della Repubblica nell’interesse pubblico".

Tar, permettendo.