Sindacati in pressing sulla Fondazione

Orvieto: le parti sociali chiedono l’aumento di capitale affinché l’ente non perda il suo “peso“ nel cda

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Futuro della Cassa di risparmio di Orvieto, i sindacati premono affinché la fondazione Cro, socio di minoranza dell’istituto, proceda a effettuare l’aumento di capitale richiesto da Banca d’Italia, per fare in modo che almeno il 24 % della Cassa continui a rimanere in mani orvietane, ovvero della Fondazione. A farsi sentire sono i sindacati di categoria, Fabi, First Cisl e Fisac Cgil dai quali parte un appello rivolto al presidente della fondazione Cro, Mario Mari. "Auspichiamo che la fondazione continui a fare da garante, a tutela dei dipendenti e delle loro famiglie, dei clienti e del tessuto socio-economico del territorio, e come tale maturi la giusta decisione relativamente all’aumento di capitale previsto entro fine anno, poiché in caso contrario potrebbero palesarsi conseguenze importanti sul futuro stesso della Cro, nel ruolo di banca autonoma commerciale retail, unico e ultimo istituto di credito rimasto nella regione a supporto delle comunità locali – dicono i sindacati – al momento tutto tace sul fronte della fondazione che sta comprensibilmente riflettendo sull’opportunità o meno di sottoscrivere il corposo aumento di capitale preteso dagli prgani di Vigilanza per porre la Cassa orvietana in sicurezza, scelta dalla quale dipenderà la possibilità di mantenere il diritto di veto sulle operazioni straordinarie quali un’eventuale fusione, diritto che in passato ha più volte impedito alla Cro di intraprendere un futuro incerto e quindi potenzialmente pericoloso" aggiungono.

L’aumento di capitale a cui Mari dovrebbe fare fronte corrisponde a un esborso pari a 7 milioni di euro, la cifra necessaria per non diluire la quota di minoranza e per mantenere il diritto di esprimere propri rappresentanti del consiglio di amministrazione della banca accanto a quelli nominati dal socio di maggioranza, il Mediocredito centrale. I sindacati però chiedono maggiore attenzione verso le sorti della Cassa. "Riteniamo – dicono – che mai come ora debbano far sentire la loro voce tutti coloro che a livello istituzionale sono tenuti ad interessarsi al tema: Regione, Provincia, Comuni del territorio ed associazioni di categoria. Non sarebbe accettabile un loro disimpegno in un momento decisivo come l’attuale", dicono.

Cla.Lat.