di Luca Fiorucci  Dal 30 giugno al 18 luglio avrebbero seminato il panico tra i loro coetanei. Li avrebbero minacciati, anche con un coltello, costretti a dare loro qualunque cosa di valore avessero. I cellulari, chiaramente, dispositivi tecnologici vari, soldi. Ma, non contenti, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero anche preteso un riscatto dalle vittime per dare indietro gli smartphone che si erano presi con la forza. Una baby gang a tutti gli effetti, secondo quanto emerso dalle indagini. Giovanissimi e senza scrupoli i presunti responsabili dei colpi, quattro minorenni individuati dalla squadra mobile di Perugia, diretta da Gianluca Boiano (nella foto), e indagati a vario titolo per rapina aggravata, estorsione e ricettazione. Nei confronti di tre dei quattro, il gip del tribunale per minorenni ha disposto la collocazione in una comunità, "tenuto altresì conto – scrive la Procura per minorenni – del grave modus operandi degli indagati". I colpi contestati, nove nell’arco di una ventina di giorni, sarebbero stati commessi in centro storico, ma anche nei pressi di centri commerciali della periferia. Gli indagati, tra i 16 e i 17 anni, avrebbero agito, a quanto è stato possibile accertare, secondo una modalità precisa che si sarebbe ripetuta in tutti i casi. Il gruppo avrebbe individuato la potenziale vittima a caso tra i coetanei con cui condividevano i luoghi di ritrovo e l’avrebbe avvicinata con una scusa, per poi affrontarla, in alcuni casi anche con un coltello, e farsi consegnare soldi e telefono. Dopo essersi impossessati dei cellulari, pretendevano altri soldi per restituire il telefono, da cui l’ipotesi di estorsione.  Complessivamente, le rapine avrebbero fruttato un “bottino“ di circa 500 euro. A uno dei quattro indagati contestato anche il reato di ricettazione perché avrebbe utilizzato un abbonamento di autobus sapendo che era stato rubato a uno studente perugino. Decisive per le indagini, le immagini delle telecamere di videosorveglianza, ma anche i racconti delle vittime e di testimoni dell’accaduto che hanno rotto il cerchio dell’omertà per contribuire a individuare i responsabili delle rapine e, di conseguenza, di un clima di terrore che si sarebbe diffuso rapidamente tra i ragazzi.

Cronaca

di Luca Fiorucci

Dal 30 giugno al 18 luglio avrebbero seminato il panico tra i loro coetanei. Li avrebbero minacciati, anche con un coltello, costretti a dare loro qualunque cosa di valore avessero. I cellulari, chiaramente, dispositivi tecnologici vari, soldi. Ma, non contenti, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero anche preteso un riscatto dalle vittime per dare indietro gli smartphone che si erano presi con la forza. Una baby gang a tutti gli effetti, secondo quanto emerso dalle indagini. Giovanissimi e senza scrupoli i presunti responsabili dei colpi, quattro minorenni individuati dalla squadra mobile di Perugia, diretta da Gianluca Boiano (nella foto), e indagati a vario titolo per rapina aggravata, estorsione e ricettazione. Nei confronti di tre dei quattro, il gip del tribunale per minorenni ha disposto la collocazione in una comunità, "tenuto altresì conto – scrive la Procura per minorenni – del grave modus operandi degli indagati". I colpi contestati, nove nell’arco di una ventina di giorni, sarebbero stati commessi in centro storico, ma anche nei pressi di centri commerciali della periferia. Gli indagati, tra i 16 e i 17 anni, avrebbero agito, a quanto è stato possibile accertare, secondo una modalità precisa che si sarebbe ripetuta in tutti i casi. Il gruppo avrebbe individuato la potenziale vittima a caso tra i coetanei con cui condividevano i luoghi di ritrovo e l’avrebbe avvicinata con una scusa, per poi affrontarla, in alcuni casi anche con un coltello, e farsi consegnare soldi e telefono. Dopo essersi impossessati dei cellulari, pretendevano altri soldi per restituire il telefono, da cui l’ipotesi di estorsione. 
Complessivamente, le rapine avrebbero fruttato un “bottino“ di circa 500 euro. A uno dei quattro indagati contestato anche il reato di ricettazione perché avrebbe utilizzato un abbonamento di autobus sapendo che era stato rubato a uno studente perugino. Decisive per le indagini, le immagini delle telecamere di videosorveglianza, ma anche i racconti delle vittime e di testimoni dell’accaduto che hanno rotto il cerchio dell’omertà per contribuire a individuare i responsabili delle rapine e, di conseguenza, di un clima di terrore che si sarebbe diffuso rapidamente tra i ragazzi.

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Minacciavano (anche con il coltello) i coetanei per avere smartphone, tablet e denaro. Hanno tutti tra i 16 e i 17 anni

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