Sale operatorie a singhiozzo e letti in corsia Giannico: "Noi in prima linea per il Covid"

Quindici ’barelle’ nei reparti. Da risolvere la questione della Breast Unit: dimezzate le sedute in clinica privata e a luglio arriverà lo stop . Il direttore generale: "Pochi anestesisti, devono andare in ferie e abbiamo limiti anche di spesa per il personale"

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di Erika Pontini

Con 7 sale operatorie aperte su 11, di cui però 3-4 funzionanti a rotazione al blocco Trancanelli, il dimezzamento delle sedute in clinica privata della Breast (da 4 a 2), la non riconversione di molti reparti, e l’obbligo - da delibera regionale - di mantenere 61 posti per la pandemia, l’ospedale di Perugia stenta a tornare alla normalità. A ieri risultavano solo 25 ricoverati per il virus di cui 5 in Intensiva. Con il triste risultato di ’barelle’ nei corridoi (ieri erano 15), attese per gli interventi chirurgici, file al pronto soccorso (la solita questione dell’imbuto) e l’ombra delle graduatorie aperte extra ospedale e extra regione che potrebbe traghettare altrove medici e infermieri.

I reparti ‘bianchi’

Riaperta la Geriatria e una parte di medicina del lavoro, ancora accorpate Neurologia e Neurochirurgia, Chirurgia toracica e Vascolare, la Chirurgia generale con l’Urologia, l’area Oncologica (dentro la Breast). Resta utilizzato solo per l’accettazione Covid l’ospedale da campo regionale (10 posti di degenza, 12 di terapia subintensiva e 8 di intensiva) e deve entrare in funzione il modulo ex Arcuri.

Le sale operatorie

Al Trancanelli ci sono 11 sale, 7 sono funzionanti, le altre chiuse con il cellophane (foto): alcune vengono tenute in stand-by per il rischio-Covid, nelle altre 45 vengono svolti interventi di oculistica (cataratte e distacco della retina) e tumori (alla prostata, al rene, all’utero) alcune con tecniche robotiche ma a regime ridotto "a causa sia dell’assenza di personale, infermieri e anestesisti in particolare - denuncia il Nursind– che dell’impossibilità di ricoverare i pazienti dopo gli interventi: mancano i posti".

Il nodo della Breast

La Breast Unit per i tumori al seno aveva ‘trasferito’ l’interventistica alla Casa di cura Monteluce. Attualmente i chirurghi dell’ospedale continuano a operare in clinica privata ma le sedute sono state dimezzate da 4 a 2, e dal 20 luglio cesserà l’accordo, costringendo l’ospedale a trovare spazio per degenza e interventi all’interno, salvo rivedere – ma a livello regionale – l’accordo pubblico-privato.

La ’centralizzazione’

L’ospedale sconta anche un’altra annosa problematica: l’assenza di una rete ospedaliera che consenta di accentrare a Perugia gli acuti e di decentralizzare sia negli ospedali periferici che sul territorio malati cronici o convalescenti. Con il risultato che un anziano di Castiglione del Lago rischia, alla fine di finire ad Assisi, passando per Perugia. "Serve maggiore collaborazione tra gli ospedali" denuncia ancora il Nursind.

Il direttore generale

"Abbiamo un numero ridotto di anestesisti – conferma il Dg Marcello Giannico – e tra le ferie dovute e la ripresa dell’attività chirurgica stiamo cercando di ottemperare tutte le esigenze. Abbiamo attivato 10 posti di week-surgery che sta funzionando bene e stiamo stringendo un accordo con Usl 1 per utilizzare le sale di Pantalla ma dobbiamo ricordare che il ’Santa Maria’ sta dando un contributo importante all’emergenza Covid: una delibera di Giunta stabilisce di lasciare a disposizione 61 posti di degenza Covid (il 63% del totale) e 42 rianimazioni attive. Reparti dormienti da attivare nel giro di poche ore. E’ un impegno importante che ci viene richiesto al quale si somma l’assenza di graduatorie di anestesisti e l’abbassamento del tetto di spesa per il personale dell’ospedale di Perugia (da 129 a 124 i milioni) a beneficio delle altre aziende sanitarie. Contemperare le differenti esigenze per noi è una grande sfida" spiega Giannico secondo cui – anche per far fronte al nodo dei letti aggiuntivi – "sul funzionamento della rete di emergenza-urgenza c’è da ragionare. Noi dovremmo essere ospedale di base solo per il Distretto di Perugia e alta specialità per tutta la regione ma i codici verdi che arrivano al pronto soccorso non sono tutti perugini. La risposta non può essere solo il pronto soccorso ma anche guardie mediche e medicina del territorio".