Sacerdote denunciato. L’accusa: ricettazione. Antiquario agli arresti

Sono state denunciate anche altre due persone che secondo l’accusa avrebbero compiuto materialmente il furto

Il luogotenente Fabrizio Capalti ha coordinato il «versante tifernate» dell’inchiesta

Il luogotenente Fabrizio Capalti ha coordinato il «versante tifernate» dell’inchiesta

Città di Castello, 11 gennaio 2018 - Estate 2017, mese di luglio, nello studio dell’avvocato Paolo Fiori, nel cuore del centro storico di Città di Castello, venne messo a segno un furto: spariscono tre opere d’arte del XVII secolo di importante valore economico. Quel furto ha consentito in questi giorni di smantellare un giro di ricettazione del quale facevano parte anche un sacerdote di Montevarchi, don Claudio Brandi (denunciato) e l’antiquario Gianfranco Verdi, che opera ugualmente a Montevarchi, il quale è stato arrestato e ora si trova ai domiciliari nella sua abitazione in Altotevere. Era stato lui, assieme a due complici (denunciati) che commisero fisicamente il furto a Città di Castello, a rubare quelle opere per piazzarle al prete. Sembra la trama di una commedia all’italiana, invece no.

E’ ACCADUTO per davvero e attorno al fatto hanno ruotato mesi di indagini coordinate dal pubblico ministero Marco Dioni, portate a termine dai carabinieri della compagnia di San Giovanni Valdarno (Arezzo) e della stazione di Levane insieme a quelli di Città di Castello. Tutto inizia proprio nel Tifernate, quando l’avvocato Fiori denuncia ai carabinieri della Stazione – guidati dal luogotente Fabrizio Capalti – il furto di tre tele del ‘600 e l’appropriazione indebita di una quarta, coeva. Proprio quest’ultima poi si rivelerà la chiave del ‘giallo’.

IL QUARTO quadro infatti era stato affidato dallo stesso avvocato all’antiquario, per venderlo a novemila euro. Ma il commerciante aveva trattenuto l’opera d’arte senza corrispondere quando dovuto al legale (dalla vendita realizzò duemila euro). Chiaro che i sospetti dei militari dell’Arma si concentrano subito attorno alla figura dell’antiquario. I carabinieri scoprono che era stato proprio Verdi, insieme a un paio di complici, a mettere a segno il furto delle tele ai danni dell’avvocato. Un colpo nello studio da circa 90mila euro. Ma nel frattempo dov’è finita la refurtiva? A chi è stata piazzata? Ed è proprio a questo punto che i carabinieri si imbattono nella figura di don Claudio, prete della zona, grande appassionato d’arte, destinatario finale delle opere.

CERTI che i quadri fossero stati rivenduti al sacerdote, i Cc hanno effettuato una perquisizione nella sua abitazione insieme al personale specializzato del nucleo tutela patrimonio artistico dell’Arma. E infatti in casa del sacerdote hanno trovato proprio uno dei dipinti, quello della vendita mai avvenuta. In seconda battuta il parroco consegnerà anche le altre tre. La storia si è conclusa ieri con un arresto e tre denunce. Arresti domiciliari per l’antiquario nella sua casa in Altotevere; i due complici – che sono indagati in stato di libertà anche per numerosi furti in esercizi commerciali – sono sottoposti invece all’obbligo di dimora nel comune di Montevarchi (Arezzo) e all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il sacerdote è stato denunciato per ricettazione. Per i carabinieri si tratta di un’operazione molto importante che «ha consentito di recuperare materiale di interesse artistico di ingente valore economico che altrimenti sarebbe andato irrimediabilmente perduto nel cosiddetto ‘mercato nero’ delle opere d’arte rubate, particolarmente attivo anche nell’Aretino».

I QUATTRO quadri del ‘600, raffiguranti uomini di legge, un ragazzo in abiti d’epoca e dei ‘parrucconi’, sono di grandi dimensioni (uno è di oltre 2 metri) e saranno presto restituiti al legittimo proprietario. E proprio l’avvocato Fiori in queste ore ha rivolto un pubblico ringraziamento «a tutte le forze dell’ordine che hanno operato insieme per aver indirizzato nella giusta direzione le indagini ed aver portato a compimento questa operazione».