"Rossi mi consolò della pallonata in faccia"

Il ricordo di un tifoso nell’estate ’79: ‘Avevo 9 anni, ero dietro la porta e venni colpito. Il campione in panchina mi accarezzava i capelli‘

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di Daniele Cervino

"Nel 1979 mio padre mi disse: ti porto a veder giocare un campione, Paolo Rossi. Avevo otto anni, quasi nove". Ma lui, il bimbo, si era avvicinato troppo alla porta e una pallonata lo colpì al volto. Svenne e fu soccorso prima, e confortato poi, proprio dal campione del mondo. "Mi accarezzava i capelli con quel suo sorriso dolce e mi chiedeva: ’Ha smesso di sanguinare? Tieni in alto la testa’". Jacopo Falchi, tifoso biancorosso grazie a papà Franco e oggi attore di teatro, ricorda così l’ex centravanti del Grifo e della Nazionale, scomparso l’altro ieri a 64 anni.

Torna indietro nel tempo, a quell’estate di 41 anni fa, quando il Perugia era in ritiro a Norcia dopo aver incantato l’Italia nella stagione precedente, sfiorando lo scudetto. Il "Perugia dei Miracoli" secondo in campionato senza mai perdere. Il "Perugia dei Miracoli" che aveva appena acquistato un fuoriclasse veloce e intelligente. "E’ il più forte in circolazione, ripeteva mio papà. Nessuno credeva alle sue sparate perché pensavano fosse esagerato, ma lui diceva: ’Vedrai, è un campione, farà grandi cose, sono solo invidiosi’. Io gli credevo perché era mio papà, e a quell’età è un eroe". I biancorossi giocavano un’amichevole precampionato. La curiosità per vedere il nuovo bomber era al massimo. "C’era tanta gente, ci infilammo in un varco nella recinzione. Non trovando posto in platea gli spettatori erano scesi a ridosso della linea del rettangolo di gioco. Tutti appiccicati come sardine. Non vedevo niente, sentivo solo il rumore del pallone e l’odore d’erba. Riuscimmo a piazzarci dietro la porta del Norcia. A fil di palo". Ma all’improvviso, il buio. "Vidi il pallone staccarsi dal collo del piede di Zecchini e puntare dritto sul mio naso – ricorda ancora Jacopo – . Devo essere svenuto. Vidi tutto nero, rumori lontani e sapore di sangue in gola. La partita si interruppe. Mi portarono in una fontanella a fianco della bandierina, l’arbitro decretò la fine del primo tempo".

Il piccolo si riprese subito, fu accompagnato in panchina, tra Salvatore Bagni e Paolo Rossi che lo consolava. "Ricorderò per sempre quel giorno e quella carezza sui capelli", dice Jacopo, che ora manda un messaggio al campione lassù: "Volevo ringraziarla, signor Rossi, per quella carezza, ma anche per quel colpo di testa magico al Mondiale del 1982, quel gol che ci portò sul tetto del mondo e che permise a me e a mio papà di abbracciarci felici".