Ragazzina-arbitro aggredita da un genitore: finisce in ospedale

Grave episodio di violenza nei confronti degli arbitri arriva dal settore giovanile

Calcio (foto d'archivio)

Calcio (foto d'archivio)

Monterchi (Arezzo), 6 febbraio 2018 - UN NUOVO e grave episodio di violenza nei confronti degli arbitri arriva dal settore giovanile. Stavolta a finire in ospedale – dopo l’aggressione subìta alla fine di una partita – è stata una ragazzina di 17 anni, che ha rimediato una decina di giorni di prognosi prima di essere dimessa dopo le cure del caso. Nulla di grave, per fortuna, sul piano fisico. Molto di più su quello psicologico.

L’aggressore è il genitore di un ragazzo più o meno della stessa età dalla giovane: fortunatamente è stato subito fermato dai dirigenti dellesocietà, altrimenti la situazione poteva degenerare. Tutto accade domenica mattina al termine della gara del campionato Giovanissimi regionali dell’Umbria tra Junior Tiferno e Bastia. Il club tifernate gioca le sue gare interne allo stadio di Monterchi, nell’Aretino. Mentre R.B., l’arbitro-baby della sezione di Città di Castello, consegna i documenti ai dirigenti del Bastia, nasce una discussione perché la ragazza avrebbe invertito un’ammonizione. Nelle vicinanze c’è il padre del calciatore a cui sarebbe stata assegnata la sanzione e, mentre la giovane si avvicina all’ingresso del suo spogliatoio, l’uomo la raggiunge e sferra un violento calcio alla porta che colpisce l’arbitro all’anca.

La diciassettenne finisce a terra dolorante e si rivela fondamentale l’intervento dei dirigenti delle due squadre che fermano l’individuo probabilmente intento a proseguire nella sua aggressione. A questo punto la giovane viene subito accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello dove le vengono prestate le prime cure; la paura è tanta, lei è quasi in stato di choc. Viene confortata dal padre – ex arbitro, molto conosciuto a Città di Castello – e dai vertici della sezione Aia tifernate che, in serata, sono stati a trovarla nella sua abitazione.

Nel frattempo allo stadio di Monterchi arrivano i carabinieri della locale Stazione guidati dal maresciallo Alberto Alunno che provvedono ai primi accertamenti nei confronti dell’uomo che, da Bastia, aveva accompagnato il figlio nella trasferta in Valtiberina e dopo l’aggressione aveva pure tentato di dileguarsi. Peraltro ieri mattina la ragazza, insieme al padre, si è recata nella caserma dei carabinieri di Monterchi per presentare denuncia nei confronti dell’aggressore. Contestualmente, come accade in questi casi, ora i militari effettueranno le indagini, con l’uomo che verrà messo di fronte alle proprie responsabilità. Se confermato che il genitore non è un tesserato della società del Bastia, rischierà grosso sia dal punto di vista penale che civile, in quanto l’arbitro colpito non è vincolato dalla clausola compromissoria che impedisce adire le vie legali nei confronti degli altri tesserati senza l’autorizzazione della Figc. Intanto anche ieri – a 24 ore dal fatto - lo sconcerto tra gli arbitri di Città di Castello non era sopito. Il presidente Michele Ceccagnoli, come da prassi, ha già segnalato quanto avvenuto agli organi preposti dell’associazione arbitri; si tratta di un osservatorio che si occupa degli atti di violenza e della tutela legale a favore degli ufficiali di gara colpiti da atti di violenza.