"Profughi ucraini pronti a lavorare Ma sperano di tornare presto in Patria"

Don Briziarelli (Caritas): "Donne medico, ingegneri, psicologhe, insegnanti. Prime disponibilità dalle aziende"

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Donne ingegnere, medici, insegnanti, manager del settore moda o delle risorse umane, informatici ma anche ex rappresentanti delle istituzioni e della politica ucraina. Sono alcune delle professionalità delle profughe arrivate in Umbria.

"Donne – spiega il direttore della Caritas perugina don Marco Briziarelli –, scappate sotto le bombe con i loro figli. Avevano una vita bella, normale: il lavoro, la famiglia, la casa, le vacanze tutto spazzato via in un attimo e loro costrette alla fuga. Sono arrivate in Umbria dopo lunghi e dolorosi viaggi ma non appena recuperati sonno e stanchezza chiedono subito di potersi dare da fare per aiutare la comunità". Sono parenti di ucraini che vivono in Umbria già da tempo: badanti, baby sitter per lo più ma non solo. "Molte sono arrivate in maniera autonoma, riuscendo a salire su dei pulmini di fortuna. Altre appoggiandosi a organizzazioni e associazioni umanitarie come la nostra Caritas – continua don Marco che da giorni e giorni è instancabilmente in prima linea sul fronte dell’accoglienza –. Siamo in una fase molto delicata. Soprattutto per i bambini per i quali vanno osservati particolari percorsi di tutela e sostegno, anche psicologico. Arrivano molto provati, i loro sguardi dicono più di mille parole. Si stringono al collo delle mamme che sono spesso molto giovani. Nella nostra struttura ora ospitiamo una signora con due gemellini di 7 anni che sta per dare alla luce il terzo figlio".

Riescono ancora a sorridere questi piccini?

"Nelle nostre case di accoglienza, integrandosi con gli altri sì, per fortuna. I piccoli parlano la stessa lingua in tutto il mondo e il gioco aiuta molto. Vederli impastare i biscotti con mamme che si svegliano con gli occhi gonfi per il pianto della notte ma trovano la forza di reagire, è una cosa che scalda il cuore".

Cosa sperano ora i profughi?

"Di poter tornare presto in Patria per recuperare la loro vita. Ma non sarà tanto semplice. Sono pronti a darsi da fare anche qui comunque. Basta un corso di italiano. Sono già arrivate in Caritas le prime disponibilità di alcune aziende pronte ad assumere i profughi in base alla loro esperienze professionali e competenze".

E la quotidianità dei bambini?

"Ci sono scuole ucraine che fanno ancora lezioni a distanza e i bimbi qui le seguono. Purtroppo sono interrotte spesso dal suono delle sirene d’allarme. Da qualche giorno si stanno facendo anche i primi tentativi di inserimento scolastico. Ma c’è la difficoltà della lingua. Per questo è importante avere degli insegnanti di madre lingua disponibili per i più piccoli".

Che cosa chiedono?

"Ascoltiamo molto le loro esigenze e comprendiamo la loro voglia di rimanere uniti anche per questioni legate alla lingua. Cerchiamo di favorire l’isnerimento dei ragazzi. C’è una14enne ad esempio che praticava nuoto sincronizzato, riprenderà presto gli allenamenti alla piscina Pellini".

Donatella Miliani