’Primi’, a tavola con la crisi Arriva il ’G20 della pasta’

Il Festival di fine settembre proporrà un ricco cartellone ma, visto il difficile momento storico, farà anche il punto sulle criticità del settore alimentare

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Il settore dei primi piatti stretto da caro-energia e materie prime, in una morsa terribile che rischia di minarne la sopravvivenza. Di questo si parlerà a "I Primi d’Italia, la kermesse dedicata ai primi piatti, in programma a Foligno dal 29 settembre al 2 ottobre, arrivata ormai alla 23esima edizione. Quest’anno, il festival vuole lanciare anche momenti di riflessione in relazione alla difficile fase che stanno vivendo consumatori, operatori del settore e della ristorazione. Lo si farà attraverso una novità del programma, il G20 della pasta.

"Una tempesta perfetta sembra essersi abbattuta sul simbolo del made in Italy a tavola in Italia e nel mondo – ha commentato Paolo Fornetti, responsabile progetto del Festival –. Assistiamo, infatti, a una spaventosa crescita dei costi energetici e delle materie prime, alla guerra tra Russia e Ucraina che per la prima volta dopo molti decenni ha messo in discussione il normale approvvigionamento di grano, alle incertezze del mercato provocate dalle misure restrittive decise dai governi per fronteggiare il Covid. Nasce da qui l’idea di un G20 della pasta". L’evento nell’evento è in programma venerdì 30 settembre al City Hotel & Suites di Foligno, dopo l’ok del presidente di Epta Confcommercio Umbria, Aldo Amoni, che ha contattato il giornalista Luciano Pignataro per coordinare l’iniziativa. Previste una sessione mattutina e una pomeridiana con i protagonisti della filiera: produttori di grano, mulini impegnati nella trasformazione della materia prima, cinque o sei pastai di diversa provenienza geografica e anche di diverse dimensioni, proprio per cercare di avere una visione completa del problema. "Un’occasione per riflettere e confrontarsi non attraverso gli slogan, ma con l’approfondimento – ha continuato Fornetti –, per cercare di rispondere alle tante domande che si pone l’opinione pubblica. Rischiamo davvero di non avere grano sufficiente per dare una risposta di mercato? E quanto incide sul mercato la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime per la logistica? Urge poi una svolta nelle regole imposte dall’Unione Europea che ha fermi ben nove milioni di ettari inutilmente a riposo. L’occasione serve per fare il punto anche su alcuni luoghi comuni quali ad esempio se il grano italiano è davvero il più buono o su cosa dovremmo fare per raggiungere o migliorare la nostra autosufficienza produttiva".

Alessandro Orfei