Pillola abortiva, in Umbria restano gli ostacoli: "Nei Consultori non viene somministrata"

Stesso scenario negli ospedali di Perugia e Terni E molti ginecologi ’fingono’ di essere obiettori

Lla pillola abortiva Ru486

Lla pillola abortiva Ru486

Perugia, 30 agosto 2022 - Le norme sono state adeguate e in teoria l’uso della pillola abortiva Ru486 in Umbria si può fare in regime di day hospital o in ambulatorio. Ma a sentire gli addetti ai lavori a tutti gli effetti "né i consultori, né i due grandi ospedali regionali al momento lo fanno". E’ questo il quadro che emerge all’indomani delle polemiche sollevate da Chiara Ferragni, che ha alzato un polverone sul caso-Marche e l’impossibilità presunta di abortire. Già, perché a guardar bene anche lì le cose stanno un po’ diversamente, almeno così dicono i numeri. Tanto è bastato comunque a riaccendere i riflettori sul caso-Umbria, dove due anni fa la Giunta-Tesei decise che l’aborto farmacologico si potesse fare solo in regime di ricovero ordinario. Scelta che scatenò un putiferio, al punto che – su indicazione del Consiglio superiore di sanità –, la Regione a dicembre fece retromarcia. Adesso a tutti glie effetti il paziente può scegliere se farsi ricoverare o somministrare in regime ambulatoriale la pilolla. Con molte difficoltà però come accennato, proprio perché Asl e Ospedali ‘nicchiano’. Questionne di volontà politica per dirla senza giri di parole.

E in tutto questo si innesca la questione dei medici obbiettori. Quanti sono in Umbria? Un po’ più della media a quanto pare. A Gubbio sono il 100% dei ginecologi (dati raccolti tra agosto 2021 e apriel 2022 dal sito maidati.it), così come a Castiglione del Lago. A Città di Castello 6 su 8 sono obiettori, all’ospedale di Perugia stessa percentuale (75%), poi Foligno sfiora il 90% (88,9%) e Spoleto è all’80%. A Pantalla invece nessuno dei 5 ginecologi è obiettore di coscienza. Attenzione però, perché chi lavora nei reparti racconta che spesso ci sono medici che si dichiarano obiettori per evitare di effettuare uhn numero altissimo di interventi chirurgici, dato il carico di lavoro e impegno ulteriore che non intendono accollarsi e che li vedrebbe molto spesso impegnati solo in quella attività a scapito di tutte le altre.

"Nonostante l’adeguamento delle linee ministeriali, l’Umbria ha proseguito a non seguirla – denuncia il gruppo Pd in Regione –. Si denuncia inoltre il fatto che l’ivg sia praticata solo nelle piccole strutture, mentre nei grandi centri si proceda solo una volta a settimana. Non sono casi eccezionali, dunque, quelli di donne mandate ad abortire in sicurezza in Toscana".

m.n.