Persi quattro miliardi di Pil Così l’Umbria è più povera

Indagine di Aur: dal 2000 al 2020 la nostra regione è arretrata del doppio rispetto alla media. I motivi: calo di produttività e popolazione anziana

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PERUGIA

"Il Pil umbro negli ultimi venti anni si è notevolmente ridotto, passando dai quasi 24 miliardi di euro del 2000 agli attuali 20 miliardi. E questa tendenza alla diminuzione sembra essere attribuibile principalmente agli indicatori della produttività e della composizione della popolazione in età da lavoro". La fotografuia è ancora una volta di Agenzia Umbria Ricerche che, grazie agli approfondimenti di Andrea Crippa, individua nel lungo termine i ‘mali’ principali che affliggono l’economia regionale.

A inziare proprio dalla produttività: nell’analisi macroeconomica è il parametro che misura l’efficienza con cui si impiegano le risorse umane nel processo di produzione, concetto strettamente collegato alla crescita economica, alla competitività e al tenore di vita all’interno di un’economia. " Per l’intero periodo d’analisi 2000-2020 – spiega Crippa –, la produttività del lavoro in Umbria è diminuita quasi a velocità doppia rispetto a quella nazionale. Dati alla mano registriamo un calo a livello regionale pari al -0.85 per cento annuo, mentre per quanto riguarda il sistema Paese la riduzione è stata dello 0.44".

"Il peggioramento della produttività del lavoro umbro è ascrivibile a investimenti insufficienti e inadeguati compiuti negli ultimi vent’anni – continua l’esperto –. Nei due decenni passati l’Umbria ha conosciuto un netto calo dell’accumulazione del capitale in cui ha inciso la difficoltà del tessuto economico regionale a indirizzarsi verso settori a più alto contenuto tecnologico e di innovazione".

"Quanto al calo dei residenti – aggiunge – è importante indagare sulla composizione per età della popolazione, le abitudini, i comportamenti, e le preferenze degli individui che variano con il passare degli anni; conseguentemente il mutamento della struttura per età può influire sulla prestazione economica di un territori". Anche questo si traduce nella riduzione della quota di popolazione in età lavorativa (15-64 anni) scesa dall’oltre il 65% degli abitanti del 2000 al 61,6% circa del 2020.

"Cosa fare allora? "Il recupero di produttività – secondo Crippa – presuppone in primis un rafforzamento degli investimenti verso l’istruzione e l’innovazione digitale e tecnologica delle imprese e, un miglioramento infrastrutturale che grazie aiprogetti finanziati dal Pnrr dovrebbe apportare alla regione Umbria". Per il secondo indicatore si dovrebbero innescare meccanismi demografici che "abbiano effetti positivi compensativi rispetto all’invecchiamento della popolazione. Nel contesto umbro – conclude –, si possono evidenziare perlomeno tre fattori in grado di avviare un processo simile: l’allungamento della vita lavorativa, l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, e il miglioramento nella dotazione di capitale umano della forza lavoro".