"Penso a un festival nel segno di Anna"

Strabioli: "L’Umbria e gli eventi live? L’estate aiuterà la ripartenza. Il web non può bastare"

Un “Caffè“, seguitissimo, ogni sabato mattina su Raiuno tra libri e grandi protagonisti e poi musica e interviste la domenica su Rai Radiodue dalle 12 alle 13.30 con il suo “Grazie dei fiori“. Per Pino Strabioli, orvietano doc, attore, autore, conduttore e artista a tutto tondo, il 2020 in fondo, almeno sul fronte lavorativo, non è endato poi così male.

"Sì – conferma –, sono tra i privilegiati del mondo dello spettacolo. Di fatto, anche durante il lockdown più duro, ho sempre lavorato sia in radio che in tv. Ma mi manca, moltissimo, il teatro. Non solo il palcoscenico, pure la poltroncina da spettatore. Perchè io sono uno di quelli che, quando non lavora, ama seguire gli spettacoli dei colleghi così come i concerti e le performance artistiche. Tutte cose che regalano emozioni e socialità di cui oggi siamo costretti a fare a meno".

Qualcuno dice che forse a marzo qualcosa potrebbe ripartire.

"Lo speriamo tutti anche se al momento mi pare difficile fare previsioni".

Chissà, magari Sanremo riuscirà a cambiare un po’ le cose. A proposito sarà al Festival quest’anno?

"Non credo. È tutto molto complicato. Seguirò ovviamente la manifestazione con la radio ma lo farò dagli studi di Roma. Intanto sto lavorando come autore a una prima serata dedicata a Patty Pravo che dovrebbe andare in onda prima del Festival".

Cosa le dicono i suoi colleghi ’meno fortunati’, quelli bloccati dalla pandemia?

"Che sono in ginocchio e non perdo occasione per ricordarlo quando possibile. A parte alcuni primi nomi che possono permettersi di reggere lo stop, ci sono circa 500 mila lavoratori dal vivo in Italia che sono in una condizione di emergenza totale. Spero che appena possibile i teatri riaprano perchè chi va a teatro è gente rispettosa delle regole ed essendo severissimi i protocolli è stato dimostrato che i contagi in questi luoghi così come nei cinema del resto, sono stati praticamente nulli. Intanto, con le chiusure, centinaia di migliaia di lavoratori: macchinisti tecnici, trasportatoti, scenografi, sarte etc. sono, ripeto, finiti in ginocchio. C’è poi un altro aspetto da considerare: il beneficio psicologico sul pubblico. Lo sento anche da chi ci scrive in radio, la gente ha bisogno di emozionarsi, ha bisogno di evasione. Di superare quest’ansia che ci angoscia tutti. Ora con le vaccinazioni speriamo... E poi l’estate, con la possibilità di fare eventi all’aperto".

A proposito di questo, l’Umbria è terra di grandi festival estivi.

"Penso che lavorando all’aperto gli appuntamenti teatrali, musicali così come la danza potranno essere organizzati. Tutti ci auguriamo che il Festival di Spoleto e Umbria Jazz abbiano luogo. Forse ci saranno ancora delle restrizioni ma la possibilità di fruire degli spazi esterni aiuterà. L’ultima cosa all’aperto che ho organizzato a Orvieto è stato il concerto di Giovanni Allevi a fine agosto. Ricordo che l’applauso del pubblico aveva un qualcosa di fortemente liberatorio, oltre ovviamente a manifestare apprezzamento nei confronti dell’artista. Insomma, speriamo di uscire presto dal contenitore della rete, utilissimo per carità, ma non può sostituire lo spettacolo dal vivo".

Farà qualcosa di suo in Umbria, a Orvieto?

"Ne abbiamo parlato tante volte La mia città è un palcoscenico naturale, come dimostra anche Umbria Jazz Winter, tanto che si vocifera che Menotti propose il festival dei Due Mondi prima a Orvieto e solo in un secondo momento a Spoleto. La mia idea è nota: sarebbe bello organizzare un Premio, un Festival nel segno di Anna Marchesini, che è stata una meravigliosa attrice, innovatrice e una grande intellettuale. Direi che dopo Franca Valeri è stata senza dubbio lei una delle protagoniste più brillanti di un certo tipo di teatro e non solo".

Donatella Miliani