"Pedane e movida, nel rispetto del centro"

L’acropoli si prepara ad affrontare un nuovo week-end, spuntano in ogni angolo i palchi per mangiare. I ristoratori: "Come opere d’arte"

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Il distanziamento e le misure di sicurezza impongono nuove modalità di sedersi a tavola. E così, favoriti ormai dalla stagione più mite, i ristoranti mettono in piedi pedane e piattaforme dove far accomodare i clienti e guadagnare spazi altrimenti persi. Nel resto d’Italia, soprattutto nelle città d’arte e di mare, non è una novità. A Perugia sì e fanno dibattito. Ce ne sono di tutti i gusti e sbucano in ogni angolo del centro: protette dalle arcate medioevali di via Maestà delle Volte, arroccate sulle scalinate di sant’Ercolano, addossate negli anfratti più impensati, spalmate nelle piazzette. Enrico Guidi del Cantinone per il suo palco si è affidato allo scultore Mario Sirchio. "Ha lavorato su opere importanti – dice il ristoratore – e per questo sono sicuro che la piattaforma installata in via Maestà delle Volte non impatti con la storia e lo stile della strada. Anzi sono certo che armonizzi con tutto il contesto architettonico. A mio avviso le attività all’aperto recuperano angoli della città altrimenti destinati al degrado. E allo stesso tempo contribuiscono al decoro urbano".

Ma come vengono regolamentate le piattaforme o l’esposizione dei tavoli all’aperto? Si paga una tassa? Ci sono dei vincoli della soprintendenza? Gli esercenti che ne stanno facendo uso, e al momento sono tantissimi in centro, spiegano che il primo decreto Sostegni aveva esentato i locali dal pagamento della Tosap fino al 31 giugno. Ora sembra che ci sia una proroga fino al 31 dicembre. Prima dell’emergenza covid per installare i palchi era necessario il nulla osta, previo parere della Soprintendenza. Ora l’iter è stato semplificato per facilitare l’attività all’aperto dei locali, penalizzati da un anno di pandemia.

Anche i cittadini apprezzano, a patto che non si stravolga la fisionomia di Perugia. "La pedana – osserva l’artista Mauro Tippolotti – è necessaria per mantenere un’attività che ha bisogno di una base piana e poco scoscesa. Come noto il nostro centro, tutto vicoletti, salite e discese, non ha queste caratteristiche. Dunque queste installazioni diventano un’esigenza lavorativa. Sotto il profilo estetico ci vorrebbe però un’idea generale di arredo urbano che sia omogenea, rispondente insomma all’identità culturale e alla nostra storia. Per fare questo bisogna mettere in campo una capacità di lettura che sposi l’attività commerciale al contesto urbano, nel rispetto dei luoghi".

Silvia Angelici