"Pandemia, cambio culturale per l’economia"

Checcucci (Infn): ’La crisi sanitaria ha evidenziato che nella scala delle priorità la salute è al primo posto. Più peso al mondo del sapere’

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’Pnrr’: il momento di decidere è ora. E non si può sbagliare, se non si vuole perdere un treno per lo sviluppo che potrebbe non ripassare, quantomeno non con questo carico di fondi. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr appunto) deve dialogare col mondo della conoscenza per favorire la ripartenza dell’Umbria dopo le devastazioni, umane ed economiche, di una pandemia che ha colpito duro. Il dottor Bruno Checcucci, referente al trasferimento tecnologico dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), membro del Gruppo Operativo di Supporto dell’Università di Perugia e anche dell’organo di indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, mette a fuoco gli effetti della pandemia in termini di sviluppo economico.

Cosa ci ha insegnato la pandemia?

"La crisi sanitaria ha evidenziato che nella scala delle priorità sociali la salute è al primo posto e dovrebbe essere perseguita in relazione ad un nuovo modello di geoeconomia. Un tale assunto impone di abbandonare i precedenti modelli operativi attuati mediante azioni non sistemiche, campanilistiche e con tagli incondizionati alle spese. Serve un virtuoso modello di Servizio Sanitario Nazionale ben declinato nei territori (medicina territoriale) con l’utilizzo di tecnologie innovative (transizione digitale) ormai consolidate anche in tema di telemedicina che spostino il paradigma di terapia e gestione del paziente in accordo ad un modello di medicina personalizzata e predittiva. Per fare ciò occorre un veloce cambio culturale, che veda il mondo della conoscenza più ascoltato, specialmente dai politici".

Quale ruolo dovrebbe avere il ’mondo della conoscenza’ per rispondere alle sfide richieste?

"Va potenziata l’interazione tra mondo della conoscenza e mondo del produrre. Servono modelli in cui l’Università e gli enti di ricerca diventino ‘attori’ capaci d’interagire col mondo produttivo e la società civile. La circolazione della conoscenza può diventare un fondamentale strumento per le aziende e le pubbliche amministrazioni, aiutandole a percorrere i cambiamenti richiesti per mantenere competitività sul mercato (nel caso delle aziende) e per fornire servizi in modo più efficace (nel caso delle pubbliche amministrazoni)".

Come valuta l’attuale proposta del ’Pnrr’ regionale?

"Personalmente condivido il lavoro svolto dall’amministrazione Tesei nella definizione del Pnrr regionale. L’individuazione dei 6 ambiti prioritari è corretta. Certo, urgente e strategica sarà la costituzione di una cabina di regia che, come sembra ad oggi, dovrebbe essere centralizzata a livello nazionale per permettere l’attuazione e la rendicontazione nei tempi richiesti (entro il 2026).

Come definire le priorità d’intervento?

"Vanno privilegiate le realtà con maggiore capacità di trasformazione positiva dell’economia. Per molte di esse si aspetterà un momento successivo, anche perchè la quota dei finanziamenti che spetterà all’Umbria sarà certamente inferiore agli oltre 3 miliardi definiti nel Pnrr. Bene il sostanziale allineamento dei temi individuati collegati all’attuale schema della programmazione dei fondi europei della Politica di Coesione per il periodo 2021-2027 (che stanzia 337 miliardi di euro per l’intera Unione). Punto questo rilevante in quanto aggiungerà un’ulteriore quota di finanziamenti a quelli del Pnrr. Così come bene risultano essere azioni collaterali in atto come l’incentivo all’assunzione (con contratti stabili) di 12.000 euro per aziende che assumeranno i destinatari del Buono Umbro per il Lavoro (BUL) come dichiarato nel bando “Re-work” recentemente varato dalla Regione e pubblicato il 14 luglio scorso.

L’indulgenza ai campanilismo quanto sarebbe pregiudizievole in questa fase?

"Sarebbe deleteria. Per usare una metafora bisognerebbe definire subito un’orchestra in cui i solisti diventino una vera ’squadra di musicisti’. Questo è il momento di andare oltre le azioni campanilistiche cercando ognuno di dare il proprio contributo, solo se utile, senza voler intervenire solo per difendere interessi di parte".

Alessandro Orfei