Uccisa a coltellate, la versione della figlia. "Mamma si è suicidata, io non c'entro"

Al vicino di casa ha parlato di una rapina, con il magistrato ha dato in escandescenze

La villa dove è stato uccisa una donna (Foto Crocchioni)

La villa dove è stato uccisa una donna (Foto Crocchioni)

Perugia, 15 gennaio 2019 Ha chiamato un amico dal telefonino. "Mamma si è suicidata", agli infermieri del Centro di salute mentale di Magione dove è in cura da anni, ha detto che la donna era morta e ha farfugliato qualcosa di strano. Poi ha suonato al vicino di casa, il rumeno che vive nella mansarda della villa rustica in via Case Sparse insieme alla compagna: "Siamo state vittima di una rapina".

A terra, in giardino, il corpo senza vita della madre, Augusta Brunori, pensionata di 69 anni. Il coltello ancora conficcato tra le scapole. La casa ordinata senza segni né di una violenta colluttazione, né, tantomeno di una rapina.

Francesca Garofane, 35 anni, originaria di Bracciano, indiziata dell’omicidio della madre, era arrivata in Umbria, a Magione, al seguito del padre, finanziere in congedo, con il quale era andata a vivere nella depandance di via Case Sparse 10, dopo anni trascorsi con Augusta a Ellera. Sono cinquanta metri quadri appena, il resto della villa è in parte affittato e in parte arredato ma disabitato. Ma conserva le tracce indelebili di un passato felice che adesso sembra troppo lontano. C’è una foto che ritrae Francesca, bellissima, quasi una fotomodella. Poi dieci anni di malattia e di abusi devo averla piegata ma i tratti perfetto del volto dicono ancora tanto.

Ieri mattina la ragazza, già sottoposta in passato al Tso e ricoverata presso strutture di cura, è stata portata al ‘Repartino’ psichiatrico del Santa Maria della Misericordia. Sottoposta a una visita e trattenuta. Il padre è andato a trovarla appena tornato da Roma dove aveva fatto visita all’altro figlio, anche lui arruolato in Finanza. Ma quando in ospedale si è presentato il pubblico ministero Manuela Comodi che coordina le indagini dell’Arma, l’avvocato Mauro Dottori, nominato difensore d’ufficio e i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Perugia per sottoporla a un interrogatorio formale e ricostruire le fasi del delitto, Francesca ha dato in escandescenze e ha inveito contro i presenti. Alternando frasi sconnesse ("Siete tutti mafiosi di Perugia") con una difesa istintiva ("Non sono stata io, non l’ho ammazzata"). Mai però un filo logico. Non è stato possibile quindi verbalizzare, nemmeno l’eventuale facoltà di avvelersi di non rispondere. Niente deposizione, in attesa che la fragile situazione psichica della ragazza non lo consenta. Tanto che allo stato la procura non ha emesso alcun provvedimento cautelare nei confronti della giovane donna che comunque resta al Reparto psichiatrico.