"Olivieri aveva paura delle denunce"

Il direttore generale chiamò un professore per sapere cosa gli avessero chiesto i pm. Il collegio dei revisori critico sulla Governance

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di Erika Pontini

Simone Olivieri, il direttore generale dell’Università per Stranieri, ora sospeso dall’incarico per ordine del gip perché ritenuto il ‘regista’ dell’operazione illegale targata Suarez, aveva ‘timore’ della denuncia del suo predecessore, Cristiano Nicoletti che, a inizio gennaio, era stato prima sentito in procura sul ’buco’ di bilancio e poi aveva deciso di indicare in un esposto profili illeciti rispetto al comportamento della nuova governance dell’Ateneo. E’ quanto rivela ai magistrati Alberto Stramaccioni, docente all’UniStra, ex politico. Lo stesso che è stato intercettato mentre si lamentava dei vertici ("Questi veramente pensano che l’Università è una cosa loro per fare quello che gli pare") e che proprio a Olivieri disse nel luglio scorso di doverlo "informare su cose, diciamo di Palazzo di Giustizia".

Il 2 ottobre Stramaccioni spiega ai pm Paolo Abbritti e Gianpaolo Mocetti di essere stato cercato da Olivieri prima dell’audizione. "Ci siamo visti in centro. Mi aveva detto che era preoccupato che Nicoletti lo aveva denunciato per presunti illeciti. Questa notizia già circolava nell’ambiente universitario sin dal’estate. Dopo che sono stato sentito, qualche giorno fa, mi pare il 29 settembre ho incontrato Olivieri: era in centro in stato di ansia, gli ho scritto per informarlo sommariamente. Mi ha chiesto che cosa era emerso rispetto alla denuncia di Nicoletti, io gli ho riferito che mi avevate fatto leggere l’estratto delle dichiarazioni di Nicoletti in cui si accusava Olivieri di presunti illeciti dei quali io sarei stato a conoscenza. Gli ho confermato che di quelle vicende non sapevo niente".

Il Dg era quindi quasi più interessato ad altre vicende dell’UniStra piuttosto che all’indagine sull’esame-farsa.

Scrivono i pm nella richiesta di misura cautelare rispetto alla posizione-Nicoletti: "L’esponente ha collocato tali irregolarità, alcune quali di sicuro rilievo penale, in un contesto politico nel quale l’attuale Rettrice, dopo aver ottenuto l’elezione grazie all’appoggio di alcuni professori e di buona parte del personale amministrativo, si sarebbe adoperata per compensare chi aveva sostenuto la sua candidatura".

La storia dell’Ateneo si intreccia a doppio filo con la denuncia presentata dai Revisori dei Conti, sia alla magistratura contabile che ordinaria sul ‘buco’ nero dei crediti degli studenti cinesi dei programmi “Marco Polo e Turandot”, fornendo un giudizio pesantissimo del comportamento del direttore generale additato come "manifestazione di volontà dolosa nel comportamento commissivo del direttore generale" che ha svalutato i crediti vantati dall’Ateneo, senza nemmeno quantificarli ma mettendo sotto procedimento disciplinare ben 17 dipendenti dell’area amministrativa. Sottolinea il Collegio dei revisori che "ritenendo quindi l’insussistenza delle condizioni di trasparenza e di corretta rappresentazione dei fatti gestionali il collegio a reso parere non favorevole all’approvazione del bilancio dell’esercizio 2018 (poi approvato dal nuovo Collegio) individuando una autonoma ipotesi di danno erariale per gli anni 2018 2019", ovvero qualcosa come 3 milioni di euro perché i vertici dell’Ateneo nell’inserire i crediti inesigibili non hanno applicato la scontistica, già riconosciuta alle agenzie di intermediazione.

Ma anche qui c’è un fronte poco chiaro che emerge dalla denuncia rispetto alla posizione di un ’gruppo’: aveva saldato appena 30mila euro per le rate di 27 studenti cinesi, come se si fosse applicato l’81% di sconto.

E si tratterebbe della stessa agenzia che esibì una scontistica oltre il 40% con firma disconosciuta dal funzionario dell’Ateneo che, proprio per questo, ha presentato denuncia. Un grattacapo economico-giudiziario che sicuramente non ha fatto bene alle casse dell’Ateneo, già prima dello scandalo Suarez.