Nove anni fa l’omicidio di Meredith. Amanda telefona agli amici perugini

Inattesa chiamata dell’americana: "State tutti bene dopo il sisma?"

Amanda Knox

Amanda Knox

Perugia, 1 novembre 2016 -  «STATE TUTTI BENE?». La richiesta non arriva da una persona qualunque, ma dalla statunitense Amanda Knox (nella foto) che dopo la devastante scossa di domenica mattina ha telefonato ad alcuni amici perugini per sincerarsi della situazione. Dunque le ferite arrecate dal sisma al ‘Cuore verde’ d’Italia non hanno lasciato indifferente la giovane statunitense, che da Seattle ha voluto approfondire le terribili notizie circolate in ‘rete’ e sulla stampa internazionale, per accertarsi che nella città in cui ha vissuto per un lungo e significativo periodo della sua vita non ci fossero stati né danni né vittime.

UNA CHIAMATA inaspettata che arriva proprio nel giorno in cui ricorre il nono anniversario della morte di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia in via della Pergola la sera del primo novembre 2007. La vittima, in Italia nell’ambito del progetto Erasmus, viene ritrovata priva di vita con la gola tagliata nella sua camera da letto, all’interno della casa che condivideva con altri studenti, tra cui la Knox.

CINQUE GIORNI dopo il delitto, Amanda finisce in carcere insieme a Raffaele Sollecito, all’epoca 24enne, pugliese, laureando in Ingegneria, con in quale aveva iniziato una relazione da qualche settimana. Per loro comincia una lunga vicenda giudiziaria, fatta di condanne e assoluzioni che si alternano nei vari gradi di giudizio, fino alla pronuncia della Suprema Corte che nel 2015 assolve definitivamente i due fidanzati dall’accusa di aver ucciso la studentessa inglese.

IN CARCERE resta invece l’ivoriano Rudy Guede, ritenuto dalla giustizia l’unico colpevole dopo l’assoluzione definitiva in Cassazione di Amanda e Raffaele, che stava scontando sedici anni di reclusione e che attraverso i suoi legali ha chiesto di recente la revisione del processo con relativo risarcimento per ingiusta detenzione. Il caso – noto anche come ‘delitto di Perugia’ – è ampiamente rimbalzato a livello internazionale per la grande risonanza mediatica che ha avuto. Ancora oggi – e perfino in queste ore drammatiche e piene di angoscia per il terremoto che ha devastato l’Umbria – l’abitazione di via della Pergola è un luogo attrattivo, continuamente preso di mira da turisti e curiosi che si piazzano davanti all’ingresso per scattarsi un macabro selfie-ricordo. Con la voglia di portarsi a casa un brutto souvenir, piuttosto che dimenticare.