"Mio padre venne ucciso in cella": spariscono i reperti con le prove

Il giallo di Aldo Bianzino: dopo 11 anni chiesta la riapertura del caso

Aldo Bianzino

Aldo Bianzino

Perugia, 18 maggio 2018 - Aldo Bianzino è stato ‘ucciso’ in una cella del carcere di Capanne da qualcuno che, «colpendolo con violenza, gli ha causato un emorragia cerebrale» e «una lesione epatica». E’ questa la tesi sostenuta dal figlio Rudra e dal suo team di legali e medici che hanno chiesto la riapertura dell’inchiesta per omicidio volontario e hanno divulgato la loro tesi nella sala del Senato, accanto, tra gli altri, al senatore Luigi Manconi, all’epoca sottosegretario alla giustizia, che chiese per primo di fare chiarezza sulla vicenda.

Secondo i consulenti di parte inoltre, la «porzione di cervello» che potrebbe dimostrare l’origine traumatica dell’emorragia «è sparita», mentre gli esami istologici effettuati recentemente dagli stessi consulenti hanno stabilito che la lesione al fegato fu traumatica e contemporanea a quella cerebrale, e cioè due ore prima del decesso, e non, come sostenuto dai periti della procura di Perugia, da manovre rianimatorie in ‘limine-morte’.

La fredda terminologia medico-legale, che è l’elemento di novità imprescindibile per chiedere la riapertura di un fascicolo, prende vita nelle toccanti parole di Rudra Bianzino, oggi 25enne, rimasto orfano di padre quando ne aveva 14 e poco dopo anche della madre, Roberta Radici. «Un figlio, una madre o una sorella non dovrebbero dilaniare la loro vita per cercare una verità che credo dovrebbe, invece, reperire uno Stato di diritto che voglia essere tale. Ma visto che abbiamo dovuto farlo da soli, crediamo che ci siano dubbi fondati da chiarire». Non solo, Rudra ha poi annunciato di aver lanciato una petizione su Avaaz.org, «dove chiedo sostegno a quanti mi hanno dimostrato solidarietà, perché la nostra Repubblica non può permettersi di riempire le pagine di nomi quali Bianzino, Cucchi, Uva, Aldrovandi, per questo chiedo con forza l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sui casi di sospetti abusi delle forze dell’ordine. Mio padre è stato lasciato morire mentre era in custodia dello Stato». I medici legali Luigi Gaetti e Antonio Scalzo hanno eseguito i nuovi accertamenti.

Scalzo ha detto in maniera esplicita che «le parti di parenchima conservate dai medici legali della Procura, che le hanno sempre avute in custodia, da cui si potrebbe vedere l’origine traumatica dell’emorragia cerebrale, sono sparite. Non voglio pensar male, ma a volte si ha ragione e comunque non spetta a noi valutare questo elemento». Per quanto riguarda il fegato, «è impossibile che quella lesione sia stata causata da una manovra rianimatoria. In quel caso avrebbe dovuto lasciare segni esterni come la rottura del costato e comunque si sarebbe dovuta trovare nella posizione opposta. E’ invece sorprendentemente compatibile con un calcio dato all’addome dal basso verso l’alto».