I monaci benedettini: "A Norcia per altri mille anni" / VIDEO

Dopo il terremoto: intervista al nuovo priore, padre Benedetto Nivakoff. Ha 37 anni e viene dal Connecticut

Padre Benedetto Nivakoff, priore dei monaci benedettini di Norcia

Padre Benedetto Nivakoff, priore dei monaci benedettini di Norcia

Norcia (Perugia), 16 dicembre 2016 - Ha preso per mano la sua comunità nel momento più difficile, quello del terremoto, e la vuole guidare fino al giorno in cui tutto sarà come prima. Padre Benedetto Nivakoff è il nuovo priore dei monaci benedettini di Norcia; ha raccolto il testimone dal suo predecessore, padre Cassiano Folsom, a fine novembre. Statunitense, come buona parte dei suoi fratelli, è nato 37 anni fa in Connecticut ed è in Italia da 15 anni. Padre Cassiano, in un video, ha passato il testimone al suo successore spiegando che adesso la sua salute è migliorata (per anni ha combattuto contro il cancro), ma per il futuro, per raccogliere la sfida del post terremoto, serve una forza fisica che lui non sente di avere più.

Padre Benedetto, come si reagisce a un disastro come il terremoto?

«Il 30 ottobre abbiamo sentito la scossa; sembrava una bomba atomica, dal paese si levavano polvere e fumo. Abbiamo lasciato otto monaci inginocchiati in preghiera e con gli altri siamo andati ad aiutare. Pensavamo di trovare molti morti, invece, miracolosamente, non c’erano vittime. Ecco, noi reagiamo così: vediamo la Provvidenza in tutto».

Qual è la situazione delle strutture religiose?

«Tutti hanno visto la basilica crollata; il monastero per metà vi si appoggia, i danni sono enormi. Per grazia di Dio, alcuni anni fa acquistammo dalla Diocesi l’ex convento cappuccino per restautrarlo; San Benedetto in Monte, due-tre chilometri fuori da Norcia, era diventato un rifugio, scossa dopo scossa. Ma è crollato. Adesso siamo nelle casette di legno: una è un dormitorio per dodici monaci (sono quindici in tutto, ndr), l’altro è una cappella dove celebriamo le funzioni. Il cardinale ha detto che... gli ricorda Betlemme. Ormai è troppo freddo per rimanere nelle tende».

Riuscirete a ricostruire?

«Vogliamo rifare il monastero per chi verrà dopo di noi, perché duri ancora cinquecento, mille anni. meglio bene che presto, anche se tutti vorrebbero vedere la rinascita in breve tempo. Noi vogliamo rimanere qui e prima di morire spero di vedere tutto rimesso a posto. Possibilmente... prima».

I monaci di Norcia sono celebri anche per la produzione di un’ottima birra. Acquistarla può aiutarvi a raccogliere denaro per ricostruire?

«Il birrificio è seriamente danneggiato e la produzione sospesa. Conto di avviare nel giro di sei mesi i lavori per una struttura provvisoria fuori dalle mura, quindi spero nel giro di nove mesi di ricominciare. Allora sarà possibile tornare ad acquistarla. per il momento chi vuole può aiutarci con delle donazioni, anche mirate: per il monastero, per la basilica... Sul sito it.nursia.org ci sono tutte le istruzioni».

Che Natale sarà per Norcia?

«La gente è abbattuta, ma c’è tanta buona volontà. Si sente il peso dell’attesa, ma con pazienza e l’aiuto di Dio ce la faremo».

Cosa pensa dell’iniziativa de La Nazione e di Anpas Toscana di raccogliere doni per i bambini di Norcia?

«Dietro ai doni c’è un significato: a Natale Dio che dona se stesso, un regalo è un segno di amore. e i bambini saranno di certo ben felici della vostra iniziativa».