Spacca la mandibola a testate a un ragazzo. Minorenne finisce ai 'domiciliari'

Ragazzino violento procura danni permanenti: il giudice lo ferma. Il 17enne è stato portato in una Comunità per minori

Al centro il colonnello Sfacteria, accanto il capitano Zago e il maresciallo Mattei

Al centro il colonnello Sfacteria, accanto il capitano Zago e il maresciallo Mattei

Perugia, 23 marzo 2018 -  Ha dato una testata a un altro ragazzo, più grande di lui, e gli ha provocato danni permanenti alla mandibola. Il fattaccio, di cui si è reso responsabile un 17enne ucraino residente a Gubbio, era accaduto il 24 settembre scorso durante «I giochi de le Porte» a Gualdo Tadino, ed è il motivo per il quale adesso il giovane è stato portato in una Comunità per minori, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale dei minorenni di Perugia, Giuseppina Arcella, su richiesta del sostituto procuratore, Flaminio Monteleone.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri – presenti il comandante del reparto operativo tenente colonnello Carlo Sfacteria, il comandante della stazione di Gualdo Tadino, Simone Mattei e il capitano della compagnia di Gubbio, Pier Giuseppe Zago – il 17enne aveva colpito un 26enne d’origine cubana «senza nessun motivo» con una violenta testata ai denti e qualche pugno in testa. Questo gli aveva provocato danni che, dopo un attento esame, sono stati valutati come permanenti: il cubano avrà infatti per sempre problemi di masticazione. Perciò al minorenne viene contestata la più grave delle fattispecie di reato in caso di lesioni, che prevede una pena dai cinque ai sette anni di reclusione.

Inoltre, stando a quanto emerso, non era assolutamente la prima volta che il minore si rendeva responsabile di fatti così gravi: a suo carico esistono infatti altri nove procedimenti penali in cui è indagato per rissa, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e anche spaccio. A Gubbio era conosciuto proprio perché creava continui problemi, inoltre era stato espulso da più istituti scolastici e, per dirla con le parole del genitore riportate dal giudice nell’ordinanza, «non si era integrato nel tessuto sociale» e neanche loro, che hanno anche un altro figlio piccolo, riuscivano a tenerlo a bada e ad arginare le sue condotte violente. Il ragazzo era stato identificato dalla vittima tramite il suo profilo Facebook e poi era scattata l’inchiesta. Con l’esecuzione della misura cautelare dei «domiciliari» in Comunità, per il 17enne inizierà un «percorso di rieducazione».

Francesca Marruco