Medico morto, "onoriamo un collega devoto"

I colleghi scrivono al sindaco per ricordare Stefano Brando. La figlia Elisa rimuove il post di accuse: "Ucciso dalla malasanità"

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Il post severo di accuse, poi rimosso, di Elisa, la figlia di Stefano Brando, 62 anni, il primo medico umbro (di medicina generale) morto per Covid in Umbria dopo venti giorni in Terapia intensiva e adesso l’iniziativa lanciata dai colleghi di whatsApp Salute che chiedono che il medico venga ricordato "come si deve con un lutto cittadino e un riconoscimento pubblico ben diverso dalle solite chiaccherette". L’iniziativa è partita dai chirurghi del Santa Maria Carlo Boselli e Lucio Cagini.

"Abbiamo già scritto al sindaco Andrea Romizi che si è dimostrato disponibile affinchè la città ricordi il primo medico morto a causa del Covid. Un uomo – racconta il dottor Cagini – devoto al suo impegno di medico che dovrà essere ricordato anche alle generazioni future come esempio di grande impegno e umanità. La sera prima che morisse mio padre, Brando venne a casa e rimase lì con noi, a lungo". Chi è entrato in Terapia intensiva quando il medico era ricoverato riporta il dolore dei colleghi, ’frustrati’ dall’impossibilità di salvarlo dal virus che, pian piano lo aveva divorato.

I medici stanno pensando quale sia la strada migliorare per ’onorarlo’: una borsa di studio, l’intitolazione di una via, un riconoscimento formale da parte dell’Amministrazione. Intanto il progetto è partito, come sempre in forma spontanea.

Nelle chat dei medici, in questi giorni, non si parla di altro.

Molti commentano l’accusa lanciata dalla figlia Elisa: "Ucciso dal Covid e dalla malasanità umbra", aveva scritto sostenendo che sono mancati "dispositivi personali di sicurezza" che ci sono stati "ritardi" per ottenere un tampone nasofaringeo e arrivando a ripercorrere i giorni peggiori quando il padre sarebbe stato "respinto" per due volte dall’ambulanza quando i parametri erano già critici ed il "successivo ritardo nel trasferimento del reparto di Rianimazione per mancanza di posti letto". Il post è stato poi rimosso e la figlia Elisa, contattata da ’La Nazione’ non ha voluto commentare in alcun modo la vicenda.

"Noi medici dobbiamo iniziare a dire veramente la nostra – scrivono i camici bianchi in queste ore –. Basta con i sindacati e figure che di medico non hanno nulla. Facciamolo ricordando Stefano". "’Sventurata la terra che ha bisogno di eroi’ dissi in una videoconferenza con Onnis (il commissario straordinario per l’emergenza Covid, ndr) che definì le mie osservazioni sulla mancanza di presidi di sicurezza pretestuose". Qualcuno ipotizza per il 18 dicembre di organizzare una giornata "in ricordo di Stefano". Altri sottolineano che il ’dottore’ fu ricoverato solo in seguito a una sincope e a un trauma cranico.

Brando aveva contratto il Covid per visitare una paziente centenaria: visite a domicilio che si sono rivelate fatali. Giovedì scorso è morto in ospedale tra lo sconcerto dei colleghi e il dolore di amici e familiari.

Erika Pontini