Medico morto, la verità dalle cartelle cliniche

La procura ha affidato l’incarico: novanta giorni per la consulenza. Due legali per vedova e figlia di Stefano Brando

L’incarico per l’autopsia sul corpo di Stefano Brando, il medico perugino di 62 anni morto per Covid, è stato affidato ieri mattina, via Teams, dalla procura di Perugia a un pool di tre professionisti: il medico legale Antonio Oliva, l’anatomo patologo Vincenzo Arena e Andrea Arcangeli, rianimatore (il responsabile sanitario del Vaticano) tutti del Gemelli, incaricati di fare luce sulle cause del decesso e di individuare eventuali responsabilità nella morte del sanitario. I consulenti si sono presi 90 giorni di tempo per rispondere ai quesiti. Presenti anche gli avvocati Marco Piazzai per la figlia, anch’ella medico, e Carlo Bonzano per la moglie che aveva presentato l’esposto.

"Abbiamo totale fiducia nell’operato della magistratura" si sono limitati a dire i penalisti che, a ieri, non avevano ancora nominato un consulente di parte e si riservavano di farlo entro oggi quando il corpo sarà sottoposto ad autopsia nella sala settoria del Gemelli, dove era stato trasportato per problemi legati al contagio, nonostante al momento della morte Brando era ormai negativo.

Sempre ieri è stata la squadra mobile della questura a sequestrare direttamente in ospedale cartella clinica, audio delle telefonate al 118 e interventi dell’ambulanza, su disposizione del pm Giuseppe Petrazzini, titolare del fascicolo per omicidio colposo contro ignoti che sta seguendo la vicenda insieme al procuratore capo, Raffaele Cantone.

Anche dall’analisi della documentazione sanitaria sarà possibile capire se – ed eventualmente perché – Brando non fu ricoverato ininzialmente in ospedale, come segnalato dalla vedova che parla di ’ritardi nell’ospedalizzazione’ e ’nel trasferimento nel reparto di Terapia intensiva’. Dopo le prime due chiamate al 118, alcune fatte dallo stesso Brando, l’ambulanza si sarebbe effettivamente recata al domicilio del medico. Gli investigatori infatti hanno acquisito anche le schede degli interventi. La terza volta Brando venne ricoverato in ospedale, prima a Malattie infettive e successivamente in Uti. Il medico che sembra avesse contratto il virus visitando un’anziana paziente, a sua volta positiva, era morto il 19 novembre scorso quando l’ondata pandemica aveva creato difficoltà al sistema sanitario regionale.

La morte aveva profondamente scosso la comunità sanitaria locale e non solo per il grande impegno e professionalità con cui Brando aveva sempre affrontato il suo lavoro di medico di medicina generale.

Al decesso erano seguite le polemiche della famiglia, prima con un post della figlia – subito rimosso – e successivamente con l’esposto della vedova.

Ora sarà la magistratura a fare chiarezza su quanto accaduto.

Erika Pontini